Tornano i Lòm a Mêrz, oltre trenta appuntamenti in campagna

Il filo conduttore di quest’anno sarà “Abitare la terra”. Oltre alle tradizionali focarine, anche un incontro e una mostra fotografica a Faenza sul tema delle antiche case contadine e sul recupero delle strutture

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Tornano gli appuntamenti con i “Lòm a Mêrz”, le tradizionali focarine propiziatorie per celebrare l’arrivo della primavera. L’edizione 2024  è ispirata al tema “Abitare la terra, le antiche case custodiscono i ricordi”, come naturale proseguimento di quello della “Mezzadria”, scelto per l’edizione 2023.

Il programma prevede oltre trenta eventi che si svolgeranno durante le giornate dedicate ai Fuochi (da lunedì 26 febbraio a domenica 3 marzo) nelle aie di aziende agricole, agriturismi e in ristoranti e altri luoghi della cultura rurale in diversi comuni della Romagna. È possibile consultare il calendario completo sul sito: illavorodeicontadini.org

«La casa colonica, sentimento di un tempo che custodisce ricordi, diventa spunto per una riflessione di coerenza tra presente, passato e futuro del territorio agricolo della Romagna; e quindi per noi è l’ occasione per lanciare un piccolo appello alla riflessione su come mantenere e recuperare il patrimonio rurale della Romagna, in alcuni casi svilito da discutibili interventi umani e recentemente purtroppo e profondamente segnato dalla forza devastante della natura. – commenta Lea Gardi, presidente dell’associazione il lavoro dei contadini, associazione che dal 2000 si occupa dell’organizzazione delle focarine. – La nostra iniziativa non ha certo lì ambizione e la forza di trovare soluzioni, vuole essere uno stimolo propositivo a “ripensare”, attraverso ciò che resta di queste case, spesso ruderi ,alle pratiche consolidate nei secoli di dinamiche di vita, di mantenimento di paesaggio e di manutenzione dei territori coltivati, che più che mai devono ritrovare l’equilibrio di salvaguardia e rispetto, che spesso sembrano sfuggiti di mano».

Quella del 2024 è un’edizione che vuole muoversi tra i ricordi del passato, quando la casa rurale era ambasciatrice del ciclo di nascita, vita e morte dei suoi occupanti e l’aia era un luogo d’incontro, uno spazio vitale di lavoro, riposo ma anche di svago, vestendosi a festa in occasione di trebbi e veglie, come appunto in occasione delle focarine.

L’agricoltura, come molte altre attività “all’aperto” era, ed è tutt’ora, soggetta alle avversità metereologiche. Così la tradizione contadina del passato voleva che per scongiurare la malasorte venissero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici dei “Lòm a Mêrz” (i lumi di marzo). L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello d’incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature. Per questa occasione, negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi (al fugarèn), mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi.

Lunedì 26 febbraio, ore 18, alla Sala Bigari del Comune di Faenza si terrà un incontro alla presenza di relatori esperti per approfondire e riflettere sul tema dell’edizione, ragionando sul ‘dentro’ e il ‘fuori’ della casa contadina, sugli ambienti rurali e il loro utilizzo: al piano terra la stanza principale col grande focolare per ritrovarsi e consumare i pasti; la stanza del telaio e la stalla per i bovini, fondamentali strumenti di lavoro e indispensabili per il sostentamento della famiglia. La scala portava al primo piano per accedere alle stanze da letto, mentre nella parte più fredda della casa si conservavano i cibi e si custodiva il vino. Non mancavano all’esterno annessi come il pagliaio affiancato all’aia, la buca del letame, il pozzo, il forno per cuocere il pane, le modeste stie e gli “stalletti” per i maiali.

Dalla memoria di tali testimonianze emerge un insegnamento verso nuove idee di recupero che oltre a scopi abitativi può volgere lo sguardo verso soluzioni di ricettività e di turismo rurale comunque – come in passato – sempre in dialogo armonico col paesaggio agrario che le avvolge.  Alle 19, terminato l’incontro, sarà inaugurata alla Galleria d’Arte Molinella (Faenza) la mostra fotografica “Abitare la terra, le antiche case custodiscono i ricordi”, con immagini in bianco e nero delle diverse tipologie rurali alle province romagnole, analizzate dall’architetto Egidio Miserocchi. La mostra sarà anche occasione per apprezzare una sezione fotografica di alcuni scatti del geografo e storico Lucio Gambi (conservati nel Fondo omonimo alla Biblioteca Classense di Ravenna), in particolare quelli dedicati alla architettura rurale, raccolti nella pubblicazione “La casa rurale in Romagna negli anni Cinquanta”.

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