In occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’appuntamento di sabato 9 marzo al Museo Classis è stato dedicato all’attuale tema della certificazione di genere: un processo di inclusione, miglioramento e opportunità.
Si tratta del secondo appuntamento per la rassegna La meraviglia abita qui: le Conversazioni di Classis.
La certificazione è uno strumento che mira ad accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche, quali ad esempio opportunità di crescita in azienda, parità salariale a parità di mansioni e tutela della genitorialità.
Durante il dibattito sono emersi dati ed esperienze che attestano, da un lato, la scarsa diffusione della prassi, che ancora non è obbligo normativo, e dall’altro il notevole incremento di produttività e fatturato che si registra in concomitanza con l’adozione di percorsi dedicati all’equità sociale e alla parità dei diritti.
Sul palco, precedute dal saluto di Federica Moschini, assessora al lavoro e politiche di genere del Comune di Ravenna, ne hanno parlato Lidia Marongiu, consulente di marketing e comunicazione del turismo per Happy Minds, Marianna Panebarco, Ceo e producer alla Panebarco, casa di produzione di cartoni animati, e vicepresidente Nazionale di Cna, Cecilia Pedroni, communication director di Happy Minds e Work Wide Women , Linda Serra, Ceo e co-fondatrice di Work Wide Women e Nicola Simoni, consulente di Anova2 per lo sviluppo di sistemi di gestione e modelli organizzativi aziendali.
I protagonisti si sono confrontati sul rapporto tra equilibrio ed equità, sottolineando come non sia sufficiente la certificazione di parità di genere, ma sia necessario eliminare le etichette per arrivare ad una vera e propria uguaglianza tra persone. Per raggiungere la certificazione, inoltre, è fondamentale un sistema che accompagni in questa importante transizione, volto a fare del luogo di lavoro uno spazio di benessere, reciprocità, collaborazione e condivisione di obiettivi comuni.
Al termine del dibattito la deputata Ouidad Bakkali, nel ringraziare tutti i partecipanti, ha sottolineato l’importanza di comprendere la diversità tra le persone, perché proprio la diversità arricchisce ed aiuta ad avere un nuovo sguardo ed una nuova visione.
La riflessione sullo strumento normativo, tuttavia, è efficace se parte da un ripensamento integrale del sistema delle relazioni, dei modelli organizzativi e soprattutto delle modellizzazioni consolidate: «La certificazione di genere deve entrare nell’organizzazione del lavoro a partire dallo Stato, dagli Enti Pubblici dai luoghi deputati a garantire la democrazia, il benessere e la tutela delle persone – comunicano gli organizzatori della rassegna -. È giunto il tempo di lavorare per una concreta uguaglianza di genere e non per un’ipotetica conciliazione casa-lavoro da porre sulle spalle delle donne, il tempo di pensare alla cura come diritto e dovere della società nella sua integrità e non da addossare su alcune categorie scelte per provenienza o genere».