Perchè proteggiamo le dune costiere

Si tratta di sistemi ecologici molto complessi, che vanno tutelati
Ma conciliare le esigenze del turismo con quelle dell’ambiente non è sempre facile

Riccardo Isola

Tra i dibattiti che si sono accesi con la costruzione del “Parco marittimo” sulla costa di Ravenna, c’è quello sulle dune naturali costiere. Lo scorso novembre, le associazioni ambientaliste Wwf e Italia Nostra hanno presentato ricorso al Tar per denunciare il negativo impatto delle passerelle sull’habitat, mentre l’amministrazione comunale afferma che i camminamenti sopraelevati siano stati progettati proprio per proteggere questo peculiare ambiente.
Ma perché i cumuli naturali di sabbia che si trovano lungo molte spiagge del ravennate sono così importanti e tutelati? Anche se all’apparenza non sembra, le dune costiere sono dei sistemi ecologici molto complessi, sui quali cresce una vegetazione spontanea composta da piante alofile in grado di resistere a un ambiente arido, salmastro e ventoso come la spiaggia (tra cui gramigna, camomilla marina, eringio marino, erba medica marina, gigli di mare, ammofila, ginepro coccolone). È proprio questa flora autoctona, con le sue robuste e lunghe radici, a trattenere i granelli di sabbia spostati dal vento, senza farsi seppellire bensì continuando a crescere e favorendo così l’aumento di altezza delle dune, che possono raggiungere delle vette molto consistenti, come i 114 metri della Dune de Pyla in Francia o i 280 metri del Mount Tempest in Australia – rispettivamente la più alta d’Europa e del mondo.

Le dune naturali sono le migliori difese dall’erosione costiera, sia perché rappresentano delle solide barriere contro le mareggiate, sia perché costituiscono dei ricchi serbatoi di sabbia che contrastano l’accorciamento della spiaggia. Oltre a ciò, le dune possono favorire la formazione di falde sotterranee di acqua dolce; e non a caso, nel passato, i terreni lungo la costa venivano spesso coltivati. Il turismo balneare ancora non esisteva e la spiaggia non aveva il valore economico che ha oggi, perciò l’agricoltura era un modo facile e utile per sfruttare questi terreni.

Nella nostra epoca, invece, le stesse falde sono talvolta usate dagli stabilimenti balneari per estrarre l’acqua da utilizzare nelle docce e nei lavapiedi gratuiti: per questo, sono frequenti i cartelli affissi nelle strutture per avvisare i clienti che si tratta di acqua non potabile (ma una nuova normativa entrata in vigore questo mese obbligherà a usare l’acqua potabile anche nelle spiagge). C’è poi un altro motivo per cui le dune sono considerate degli ambienti da proteggere: la presenza della vegetazione sulla sabbia favorisce le condizioni ideali per la nidificazione del fratino, il volatile in via di estinzione diventato famoso un paio di estati fa per avere ostacolato l’organizzazione del tour di concerti di Jovanotti che ha toccato anche la spiaggia di Marina di Ravenna. Oltre al fratino, ad abitare sulle dune costiere c’è la cosiddetta “fauna interstiziale”, ovvero un’ampia varietà di insetti, vermi e crostacei che colonizzano gli interstizi della sabbia. Ma a trascorrere il proprio ciclo vitale sulle dune costiere possono esserci anche dei rettili di dimensioni maggiori, come le tartarughe e le lucertole.

Con lo sviluppo del turismo di massa e la conseguente antropizzazione delle coste, nella gran parte delle spiagge italiane le dune naturali sono state spianate e distrutte per fare spazio a stabilimenti balneari, alberghi, campeggi, ristoranti e altre attività turistiche sul mare. Inoltre la pulizia meccanica della spiaggia, effettuata dai gestori dagli stabilimenti balneari con le moderne macchine puliscispiaggia a motore, estirpa sul nascere la vegetazione sulla sabbia e perciò impedisce la formazione spontanea delle dune. Il paradosso è che in assenza delle dune naturali, per proteggere le strutture costiere dalle mareggiate, durante l’inverno costruiamo delle dune artificiali: ma trattandosi di barriere erette in un giorno con le ruspe, non hanno la stessa resistenza delle dune naturali, dove invece i granelli sono molto più compatti e trattenuti dalle radici delle piante. E perciò la duna artificiale viene distrutta dalle prime onde forti, costringendo a ricostruirla e spendendo delle cifre piuttosto consistenti.

Quelle di Ravenna sono tra le poche spiagge italiane dove ancora esiste una vasta estensione di dune naturali sopravvissute all’antropizzazione delle coste. Oltretutto, nelle spiagge della nostra località le dune sono diventate un luogo ancora più peculiare grazie all’esistenza dei capanni balneari, nelle scorse settimane al centro di un vivace dibattito a causa dell’ordinanza di demolizione giunta dal Comune per le strutture prive di regolare concessione.

Oggi che siamo più consapevoli della loro importanza, le dune costiere sono degli ambienti naturali protetti e intoccabili. Preservarle significa innanzitutto tutelare la loro vegetazione, impedendone quindi il calpestio. Perciò sulle poche spiagge italiane dove ancora esistono le dune naturali, per garantire l’accesso alla spiaggia senza compromettere la flora, vengono costruiti dei camminamenti sopraelevati. Lo scopo è semplicemente quello di conciliare le esigenze del turismo con quelle dell’ambiente. Che è un obiettivo non sempre facile da raggiungere.

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