Il primo è stato il 31 dicembre 2022, il più recente è stato il 25 maggio scorso: in un anno e mezzo al porto di Ravenna ci sono stati undici sbarchi di migranti da navi di Ong che li avevano soccorsi da imbarcazioni alla deriva nel Mediterraneo. Se si esclude il periodo dell’alluvione, in media uno sbarco al mese.
In totale sono scesi a terra a Ravenna 1.193 persone (0,3 percento della popolazione provinciale) di cui 172 minorenni non accompagnati. Le provenienze più frequenti sono Siria, Bangladesh, Pakistan, Eritrea.
Per gli attracchi delle navi sono stati usati il terminal crociere di Porto Corsini o la banchina di Marina di Ravenna nei pressi della sede degli Ormeggiatori. Per le procedure a terra (visite mediche e identificazione) sono stati utilizzati gli spazi della stazione marittima delle crociere oppure i migranti sono stati trasferiti con pullman al Pala De Andrè o al circolo dei canottieri nei pressi di Mirabilandia.
«Per gestire uno sbarco – spiega il prefetto Castrese De Rosa – mettiamo in campo circa duecento persone tra forze dell’ordine, funzionari della prefettura, personale Ausl, volontari della Croce rossa e di altre associazioni. Rispetto alle prime volte abbiamo velocizzato molto le operazioni perché con il tempo abbiamo capito meglio cosa serviva. Il contatto costante con l’equipaggio delle navi Ong ci fornisce le informazioni, soprattutto sulle condizioni di salute, per schierare le figure più opportune».
De Rosa era presente in banchina in ognuno degli undici sbarchi: «Cerchiamo di agire in modo da essere vicini a persone che si portano dietro traumi e storie pesanti. Quello che possiamo fare è trattare le loro situazioni con attenzione, senza considerarli come numeri, con un pasto caldo, assistenza medica e attenzione ai bambini».
Il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, ha più volte criticato la scelta del governo Meloni di assegnare alle navi Ong anche porti del nord Adriatico che richiedono più giorni di navigazione e così i soccorsi restano più tempo lontani dalle zone critiche. Il prefetto si tiene a debita distanza da queste polemiche: «Sono questioni politiche che lascio ai politici. Io sono un uomo delle istituzioni e svolgo i compiti disposti dal governo, di qualunque colore sia».
Una volta identificati, i migranti sbarcati fanno richiesta di protezione internazionale e vengono poi ripartiti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) distribuiti sul territorio regionale: alla provincia di Ravenna solitamente spetta l’8 percento di ogni sbarco.
Per chi soggiorna in provincia di Ravenna la commissione territoriale competente per le richieste di protezione è quella di Forlì che in media impiega 6-8 mesi per pronunciarsi. In caso di respingimento della domanda, il migrante può fare ricorso. Fino alla decisione definitiva, lo straniero conserva la possibilità di rimanere nei Cas.
In provincia di Ravenna la rete di accoglienza dei richiedenti asilo è gestita da dieci soggetti privati: aziende, associazioni, cooperative e consorzi che hanno risposto ai bandi pubblici della prefettura che utilizza fondi ministeriali per coprire le spese. Ogni gestore, secondo un capitolato deciso dal governo, riceve 32 euro al giorno per ogni migrante che servono a coprire tutti i servizi necessari e comprendono anche 2,50 euro al giorno chiamati “pocket money” che vengono dati alla persona una volta al mese.
«In provincia in totale abbiamo una disponibilità di quasi 1.400 posti letto – spiega il prefetto – che sono ripartiti fra 92 Cas (uno solo a Santa Maria in Fabriago riservato ai minorenni non accompagnati con una trentina di posti, ndr), per lo più appartamenti di pochi posti letto inseriti in contesti residenziali per favorire l’integrazione. Al 17 giugno erano ospitate 1.334 persone, 1.013 uomini e 320 donne. Si tratta di 894 persone arrivate singolarmente e 440 che invece compongono 195 nuclei familiari». In totale 37 nazionalità diverse: le più numerose sono Pakistan (220), Ucraina (212), Bangladesh (195), Nigeria (124). La distribuzione sul territorio provinciale tiene conto dei residenti nei comuni: 467 persone a Ravenna, 212 a Cervia, 176 a Bagnacavallo, 117 a Riolo.
«Alcuni dei posti attualmente utilizzati rientrano in accordi quadro che sono vicini alla scadenza – continua De Rosa –. Nei prossimi mesi quindi faremo cinque bandi per reperire un massimo di 1.850 posti che andranno a rimpiazzare quelli in scadenza. Cerchiamo di avere sempre una disponibilità leggermente superiore alla necessità per avere margine in casi di arrivi improvvisi, ma difficilmente riceveremo domande per coprire tutti i posti».
Escludendo i migranti giunti con gli sbarchi, il resto degli stranieri ospiti nella rete Cas fa riferimento alla distribuzione sul territorio nazionale decisa dal ministero dell’Interno per alleggerire la pressione sui centri del sud Italia.