Mettere sotto carica il telefonino prima di addormentarsi è uno dei gesti più comuni che si fa ogni sera, ma si porta dietro una certa dose di rischio di incendio. «Molte persone sottovalutano i potenziali effetti di certi comportamenti», spiega il comandante dei vigili del fuoco della provincia di Ravenna, l’ingegnere Antonio Petitto, entrato in carica a dicembre 2023.
Comandante, quanta conoscenza c’è in generale tra la popolazione a proposito di comportamenti sicuri per evitare incendi ed eventualmente gestirli?
«Nelle attività industriale, soprattutto nelle 35 della provincia considerate a rischio rilevante, ci sono figure obbligatorie per legge e quindi per loro ci sono i corsi di formazione con le prove d’esame. Il cittadino comune invece tende a sottovalutare i rischi quotidiani che possono esserci in tutte le abitazioni con comportamenti di cui non percepisce il pericolo».
Per esempio?
«Le ciabatte con prese multiple lasciate sempre accese oppure mettere in carica il telefonino di notte, sarebbero cose da non fare e ci sono stati anche episodi di incendi partiti da questi comportamenti. E poi tutte le problematiche delle canne fumarie. Non è un caso se buona parte dei nostri interventi su incendi sono in abitazioni civili».
Cosa può fare il cittadino per migliorare le sue conoscenze?
«Per gli adulti ci sono i siti internet delle istituzioni con le indicazioni principali sui comportamenti sicuri. Noi cerchiamo di fare la nostra parte con l’educazione civica nelle scuole: incontriamo gli alunni perché sono le nuove generazioni e pensiamo che possano anche portare informazioni alle famiglie a casa. Negli istituti alberghieri poi c’è un’attività specifica con le quinte per la formazione antincendio di rischio medio con alunni che andranno a lavorare in cucine e attività di ristorazione».
Con le alluvioni e le frane di maggio del 2023 abbiamo imparato che i pericoli possono arrivare anche dall’acqua…
«Per questo insieme a prefettura, 118 e protezione civile è nato il progetto “Acqua è, e vita” che ci porta sul territorio con incontri pubblici per la diffusione della sicurezza nei confronti del rischio alluvione. Siamo già stati in sette comuni della provincia e proseguiremo. La prossima tappa sarà Bagnacavallo. Mostriamo un filmato sui danni dell’alluvione e da lì partiamo per spiegare cos’è il rischio idrogeologico, quali sono le zone a rischio e quali sono i comportamenti più corretti in caso di evento».
A proposito di buone prassi, al momento del suo insediamento disse che avrebbe puntato molto sulla riduzione del consumo di carta e sul risparmio energetico, anche a costo di passare negli uffici per controllare se c’erano luci dimenticate accese…
«Stiamo facendo passi avanti averso la digitalizzazione di tutte le comunicazioni interne per eliminare la carta. L’obiettivo è quello di avere una bacheca digitale dove tutto il personale possa essere al corrente delle attività in modo da coordinare le presenze degli esponenti dei vari reparti nell’occasione in cui è richiesta».
Anche Ravenna fa i conti con la carenza di personale?
«È una situazione che riguarda tutti i comandi. È l’effetto di poche nuove assunzioni a fronte di molti pensionamenti che hanno riguardato ovviamente le figure con più esperienza e quindi in ruoli di coordinamento. Attualmente in provincia di Ravenna ci sono 223 persone, tra operativi e amministrativi. La pianta organica ne prevede 260. Abbiamo chiesto rinforzi alla direzione regionale e da poco ci è stato confermato che avremo il potenziamento per il distaccamento al Candiano dove aggiungeremo una squadra».
L’evoluzione della tecnologia incide anche sul lavoro del vigile del fuoco?
«Il cambiamento recente più significativo è sicuramente l’introduzione dei droni nella nostra attività. Ci consentono di avvicinarci e sorvolare i pericoli senza bisogno di ricorrere agli elicotteri e così si può avere un quadro della situazione per impostare l’intervento. Poi c’è una continua sperimentazione sulle lance e sugli schiumogeni per lo spegnimento degli incendi cercando di usare sempre meno acqua».
E poi c’è l’evoluzione della tecnologia con cui avete a che fare negli interventi…
«Questo succede soprattutto con i veicoli. Per esempio bisogna sapere come intervenire in un soccorso per evitare di far esplodere un airbag inesploso che farebbe danni al ferito nell’abitacolo. Ma il nuovo fronte che richiede attenzione è sicuramente quello delle auto elettriche».
Facciamo chiarezza sui rischi?
«Il fulcro di tutto è il pacco batterie. È costruito in modo da essere chiuso e ben protetto, ma qualora venga forato o deformato da un incidente può partire un incendio che diventa quasi impossibile da spegnere perché si autoalimenta. Però non si tratta di episodi di autocombustione, sono incendi che accadono a seguito di danni».