
«La bombola dell’ossigeno? La deve ricaricare a casa». Una risposta spiazzante che un anziano paziente ha ricevuto dall’ospedale di Ravenna al momento delle dimissioni, dopo un ricovero di una decina di giorni. Costretto a respirare sempre tramite l’ausilio della bombola di ossigeno, una volta richiesto di ricaricare la sua bombola portatile, per poter tornare a casa, gli è stato risposto che in ospedale a Ravenna non è più possibile, non essendoci gli “attacchi”, da quando il reparto di Pneumologia ha preso sede a Lugo.
«Quando mio padre mi ha chiamato per dirmi che dovevo andare in ospedale, prendere il suo stroller (la bombola di ossigeno portatile, ndr) andare a caricargliela a casa e poi tornare a prenderlo con l’ossigeno, sinceramente non ci potevo credere», ci racconta al telefono il figlio, che aggiunge. «Me la sono presa istintivamente con l’infermiera, chiedendo di accompagnare piuttosto mio padre a casa con l’ambulanza, ma mi ha risposto che avrei dovuto pagare quel servizio. Quindi per loro era normale dimettere un anziano senza il suo ossigeno vitale».
«Credo che sia un segnale di quanto la sanità pubblica sia sempre più sotto finanziata – conclude il figlio -: possibile che un ospedale come quello di Ravenna non sia in grado di riempire una bombola di ossigeno per dare la possibilità a un anziano che ne ha bisogno di tornare a casa? Io sono di Porto Fuori e ho potuto fare la spola casa-ospedale, ma se un paziente abita a 50-100 km?».