mercoledì
18 Giugno 2025
sanità

Anche a Ravenna la stenosi della valvola aortica si tratta senza cardiochirurgia

Per i pazienti più fragili è disponibile all'ospedale la tecnica alternativa della Tavi, ossia l'impianto di una protesi biologica

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Foto Equipe Cardiologia Ravenna

La stenosi della valvola aortica è malattia dovuta alla calcificazione dei lembi della valvola che progressivamente ne limita l’apertura; la frequenza della malattia cresce all’aumentare dell’età e oggi, anche a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita, è divenuta estremamente frequente. Quando compaiono i sintomi, la sopravvivenza del paziente è limitata, 50% a 2 anni, simile a quella delle più gravi neoplasie. In questi casi l’unica cura efficace è la sostituzione della valvola, che tradizionalmente è  effettuata mediante intervento cardio-chirurgico a cuore aperto.

Da diversi anni è disponibile una tecnica alternativa, la Tavi (“Transcatheter Aortic Valve Implantation”), che consiste nell’impianto di una protesi valvolare biologica attraverso l’albero vascolare del paziente per via percutanea. L’intervento viene di regola eseguito da cardiologi interventisti esperti nella metodica, su paziente sedato, in sala di Emodinamica dedicata, in ospedali dotati di cardiochirurgia in sede per affrontare possibili gravi, per quanto rare, complicanze immediate. Nei pazienti anziani o nei più giovani con rischio chirurgico elevato la Tavi ha efficacia paragonabile a quella dell’intervento tradizionale a fronte di un netto vantaggio in termini di sicurezza e recupero funzionale; per tale motivo è ora considerata il trattamento migliore per la maggior parte dei pazienti, spesso anziani e fragili, affetti da questa grave malattia.

Al di là dei costi ancora elevati del dispositivo, il vero limite all’ampia diffusione della Tavi è rappresentato dalla necessità di effettuare la procedura in centri dotati di cardiochirurgia. Dal momento che il numero di questi centri è limitato, il tempo di attesa per la procedura può essere molto lungo, tanto da esporre il paziente al rischio di complicanze anche gravi.

A partire da luglio 2019, all’interno del programma dell’Ausl di Cardiologia Interventistica, i responsabili delle Emodinamiche dei tre centri di riferimento della Romagna (fino ad oggi il dottor Fabio Tarantino, il dottor Marco Balducelli e il dottor Andrea Santarelli) hanno effettuato  la procedura di Tavi (ovvero l’impianto di una protesi biologica aortica per via trans-arteriosa) in autonomia e con ottimi risultati (sono stati fino ad ora trattati più di 800 pazienti) nella struttura cardiochirurgica di riferimento, Maria Cecilia Hospital di Cotignola.

«La qualità dei risultati –  spiega Marcello Galvani, direttore del Programma Aziendale di Cardiologia Interventistica dell’Ausl Romagna – trova ragione soprattutto in un modello organizzativo di integrazione tra professionisti nella selezione dei pazienti, nella meticolosa pianificazione dell’intervento e della sua esecuzione in equipe. Questo lavoro di squadra ha altresì consentito la formazione di altri giovani professionisti, alcuni dei quali ora completamente autonomi nell’esecuzione della procedura. All’interno del gruppo di cardiologi è nata così l’idea di rendere disponibile ai pazienti più fragili, quelli per i quali il cardiochirurgo ha escluso la possibilità dell’intervento anche in caso di emergenza per complicanze, l’esecuzione della procedura nel laboratorio di Emodinamica dell’ambito di residenza del paziente. Ciò al fine di ridurre il tempo di attesa (e perciò prevenire gli eventi anche gravi da ciò derivanti) e il disagio causato dal trasferimento ad altra struttura sanitaria».

Il progetto è iniziato a giugno dello scorso anno e ha previsto una fase pilota su 20 pazienti (provenienti dai tre ambiti aziendali), che si è svolta nell’Emodinamica di Forlì. Ciò al fine di verificare la sicurezza dell’intervento e consentire la formazione del personale infermieristico e tecnico degli ambiti di Ravenna e Rimini. I risultati sono stati ottimi, con pazienti e loro famigliari particolarmente soddisfatti di essere stati curati dallo stesso personale sanitario che li ha seguiti lungo tutto il percorso. Lo studio vero e proprio prevede il trattamento con Tavi “a casa” di 200 pazienti non solo a Forlì, ma anche a Rimini e Ravenna.

A Ravenna, nell’Unità Operativa di Cardiologia, diretta dal dottor Andrea Rubboli, è iniziata tale attività che ha visto l’esecuzione efficace e senza complicanze della prima Tavi in un paziente quasi novantenne con restringimento severo della valvola aortica che non era candidabile all’intervento cardiochirurgico tradizionale. La procedura è stata eseguita dal dottor Balducelli e dal gruppo di cardiologi interventisti da lui coordinato, nel Laboratorio di Emodinamica della Cardiologia di Ravenna, nel contesto tuttavia di un’ampia collaborazione multi-disciplinare e multi-professionale che ha coinvolto l’Anestesia e Rianimazione diretta dalla dottoressa Marina Terzitta, la Chirurgia Vascolare diretta dal dottor Mauro Cevolani, il personale infermieristico della Cardiologia, coordinato dalle dottoresse Elisabetta Babini e Daria Drudi, e quello delle Sale Operatorie coordinato dal dottor Nicola Sangiorgi, oltre a quello tecnico della Radiologia coordinato dalla dottoressa Giulia Marzocchi.

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