Il paese dove sono cresciuto (Calisese) è una frazione di Cesena ma in realtà si trova al confine fra tre territori comunali distinti (gli altri due sono Montiano e Longiano); e come in tutti i paesini di confine ci sono questioni di toponomastica che sono difficili da spiegare e, ancora di più, da dirimere. Prendete ad esempio via Case Missiroli, SP9, che segna il confine tra Longiano e Cesena, pochi metri oltre il confine del paese. Il lato ovest della strada è assegnato a Cesena e quello orientale è territorio longianese. La particolarità è che in tutti e due i lati della via le case hanno numero pari, per qualche motivo a me sconosciuto – forse, semplicemente, due uffici non si sono parlati quand’era il momento di farlo, qualche decina di anni fa. E quindi ai lati opposti della stessa via ci sono due case diverse con lo stesso indirizzo, intendo letteralmente la stessa via e lo stesso numero civico, ma sotto un comune diverso. Una cosa simile capita in un altro punto del paese: dal lato opposto di via Malanotte parte via Montiano, che si chiama così perché – immagino – ti porta verso quella cittadina. Ma a una certa altezza quella via cambia nome sul lato orientale e diventa via Cesena, sotto il comune di Montiano. Non è così bizzarro vivere queste situazioni in un paese di confine, anche perché la mentalità romagnola tende ad abbassare il livello dello scontro e risolvere la maggior parte delle contese con una stretta di mano. Negli anni della mia infanzia, per dire, la posta è stata consegnata per decenni dallo stesso portalettere, un tizio simpatico coi baffi e la Vespa 50 rossa fiammante, che conosceva il nome di tutti i componenti di tutte le famiglie e sapeva dove trovare chiunque in ogni momento (non era infrequente, anzi, vederlo arrancare con la vespina sull’argine di un fosso di campagna per farsi firmare una raccomandata). Più difficile è spiegare queste cose a un mondo contemporaneo fatto di mappe digitali, navigatori Gps e tempi di consegna risicati, in cui un corriere si trova nella spiacevole condizione di dover recapitare pacchi Amazon in due case con indirizzi uguali ai due opposti di una via. Non si può imputare il problema a degli ingegneri civili che magari sono andati in pensione da 55 anni; un amico ha impiegato diverse ore per spiegare a Google Maps dove fosse specificamente casa sua, in quel lato della via e a quell’altezza.
Tutto questo per cercare di spiegare una differenza tra il posto in cui sono cresciuto e il posto in cui abito adesso. Voglio dire, cresci in un paese di confine e ti capita spesso di chiederti se attraversando il campo di peschi davanti a casa tua finisci in un altro comune, o perché un coetaneo che vive nella casa di fronte alla tua sia costretto per questioni di stradario a frequentare le elementari in un posto a cinque chilometri di distanza rispetto alla tua scuola. Poi a un certo punto sono venuto a stare a Ravenna, e per un certo periodo di tempo mi sono chiesto dove di preciso a Ravenna. Per i primi tempi si era pensato a un giusto mezzo tra casa mia e casa della mia fidanzata, e quindi da qualche parte tra Casemurate e Osteria. Abbiamo guardato per un pochino case in zona, in cerca di qualcosa da affittare o comprare, prima di renderci conto di essere distanti da tutto e che forse avremmo dovuto scegliere un’altra locazione. Si è preso in considerazione Sant’Alberto, il suo paese, ma per me sarebbe stato eccessivo; abbiamo considerato una casa a Santerno per via della vicinanza con alcuni parenti, e come molti neo-acquirenti di case siamo rimasti affascinati per un certo periodo dai prezzi di Lido Adriano. Poi ci siamo stabiliti in una zona a ridosso del centro città, ma per dire che “prendere casa a Ravenna” nel nostro caso ha significato considerare un’abitazione posizionata in un punto a caso disposto su una-due direttrici, rispettivamente di 39 (da Sant’Alberto a Casemurate) e 25 chilometri (da Santerno a Lido Adriano). Volendo considerarli i lati di un quadrilatero, significa un’area di 975 chilometri quadrati, perfino più dell’intera area del comune di Ravenna. Il quale comunque, come senz’altro saprete, con i suoi 653 Kmq è il secondo comune d’Italia per estensione (al primo posto Roma, al terzo Cerignola, in provincia di Foggia). Per essere esatti, il comune di Ravenna è composto di un territorio pari al 230% dell’area coperta dalla somma dei tre comuni di Cesena, Montiano e Longiano, e all’interno di questo comune la percezione dello spazio è completamente diversa. È come se avessero preso un comune e l’avessero steso col matterello, ed ecco forse perché in tutto il territorio comunale non c’è mezza collina.
A viverci qui non ci si guarda, ma per uno che viene da fuori è strano rendersi conto di poter percorrere 40 minuti di strade di scorrimento senza traffico e senza mai lasciare lo stesso comune, incontrando magari dialetti e parlati radicalmente diversi (la gente di Savarna alle mie orecchie parla un italiano più simile a quello dei lombardi rispetto a quelli di San Zaccaria, con una pronuncia decisamente simile al cesenate). Ha un po’ il sapore di quelle canzoni di Townes Van Zandt in cui qualcuno partiva da una città per cercare fortuna in quella vicina e magari moriva di tifo nel tragitto. Le questioni spicce dei confini, in una realtà del genere, sembrano semplicemente lana caprina: il comune di Ravenna è così esteso da potersi permettere di avere all’interno dello stesso comune due vie diverse con lo stesso nome, gli stessi numeri ma un diverso codice d’avviamento postale (tipo via Bartolo Nigrisoli, che è sia la direttrice principale di Sant’Alberto che la strada che parte dal vecchio ingresso dell’ospedale di Ravenna). È una cosa che quando arrivi da fuori ti fa letteralmente marcire l’anima, è come dire, sai non c’erano più esseri umani a cui dedicare le cose e quindi abbiamo dovuto iniziare a doppiare zio poi sai zio noi ciabbiamo le circoscrizioni zio. È evidente anche il compiacimento dell’amministrazione comunale in questa estensione, un fiore all’occhiello che merita di essere ammirato ogni giorno da tutta la cittadinanza (credo sia questa, insomma, la ragione per cui a Ravenna non si può pensare di spostarsi da un luogo all’altro senza doversi avventurare in una circonvallazione).
Francesco Farabegoli, cesenate trapiantato a Ravenna, scrive o ha scritto su riviste culturali come Vice, Rumore, Esquire, Prismo, Il tascabile, Not