La diffusione delle sindromi simil-influenzali ha imboccato la strada che porterà al picco stagionale. Per il territorio ravennate la previsione dell’Ausl Romagna è di arrivarci tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Il report settimanale elaborato dal dipartimento di Malattie infettive dice che in provincia l’incidenza dei casi alla terza settimana di gennaio è di 15 ogni mille abitanti (il doppio rispetto al periodo pre natalizio), un numero in linea con la media nazionale (14,7), romagnola (15,8) e regionale (15,5). L’anno scorso il picco romagnolo fu 25.
Nel reparto di Rianimazione di Ravenna, al momento in cui è stato scritto questo articolo (mercoledì 22 gennaio), erano ricoverate tre persone per conseguenze dell’influenza: due su tre non erano vaccinate. Si tratta di over 65 che rientrano nella fascia di età per cui il sistema sanitario consiglia la vaccinazione che viene fornita gratuitamente dalla Regione Emilia-Romagna.
Effetto Natale
La curva dei contagi, un’immagine divenuta familiare ai tempi della recente pandemia, ha cominciato a salire nella seconda settimana di gennaio, una dinamica attesa dagli esperti come effetto delle festività natalizie: si tratta infatti di virus che si trasmettono per via aerea e la condivisione di spazi chiusi ne favorisce la diffusione, come abbiamo imparato proprio con il Covid causato dal virus Sars-Cov-2 che segue le stesse dinamiche. «In questo periodo – spiega la dottoressa Giulia Silvestrini, direttrice dell’Igiene pubblica dell’Ausl – stiamo assistendo a un aumento negli adulti della fascia 18-65 anni, prima di Natale circolava soprattutto tra i bambini». Nella fascia 0-4 anni in provincia nella terza settimana di gennaio l’incidenza ogni mille persone super i 40 casi, mentre era inferiore a dieci una settimana prima ed era quasi 30 a metà dicembre. Nella fascia 15-64 l’incidenza era rimasta sotto a 10 fino a fine anno e ora è arrivata a 15. Per misurare la circolazione dei virus influenzali non viene fatto un tracciamento come quello introdotto ai tempi del Covid, ma si utilizzano due canali paralleli.
Medici sentinella
Il primo rientra nel sistema di sorveglianza chiamato Respivirnet, che fa capo all’Istituto superiore di sanità cui vengono comunicati i dati per un bollettino nazionale, che si basa su medici di base e pediatri. Il secondo strumento di misurazione invece è solo locale e fa riferimento ai sette reparti di pronto soccorso in Romagna. Il funzionamento lo spiega ancora Silvestrini: «I cosiddetti medici sentinella sono 74 in tutta la Romagna, di cui 27 in provincia di Ravenna, un numero quasi raddoppiato rispetto all’anno scorso. Agiscono su base volontaria, ottenendo crediti formativi: in complesso coprono oltre il 4 percento della popolazione di riferimento, come richiesto dalle statistiche perché sia un campione attendibile». Da ottobre ad aprile ogni settimana i medici sentinella comunicano all’Ausl i dati dei pazienti che hanno sintomi da sindromi simil-influenzali (note anche con l’acronimo Ili dall’inglese Influenza like illness). «A una parte di quei pazienti, su adesione volontaria, viene fatto un tampone: i dati dicono che prima di Natale la maggior parte delle malattie era dovuta a virus parainfluenzali, adesso nel 45 percento dei casi si tratta invece dell’influenza stagionale. Diciamo che a oggi se una persona ha la febbre, in un caso su due è influenza».
Tamponi in pronto soccorso
L’altro sistema di sorveglianza, invece, fa capo ai reparti di pronto soccorso. I pazienti con un quadro sintomatico compatibile con un contagio da sindromi simil-influenzali vengono sottoposti a tampone: «Nella settimana prima di Natale in Romagna abbiamo eseguito 430 tamponi e avevamo una positività all’influenza per il 6,7 percento e al Covid per il 4,9 percento. Nella terza settimana di gennaio i tamponi sono stati 646 con una percentuale di influenza del 23,7 percento e di Covid del 4,2 percento».
Vaccini
Da ottobre è in corso la consueta campagna vaccinale (andrà avanti fino a febbraio). La popolazione over 65 è il principale obiettivo: in quella fascia di età l’ultima aggiornamento della copertura romagnola dice 54,7 percento (superò il 55 l’anno scorso). «Ma sul fronte dei vaccini ci sono differenze marcate a livello dei territori – sottolinea Silvestrini –. A Ravenna siamo al 58, Rimini invece è sotto al 50. Questo spiega anche la differenza nell’incidenza dei casi, ogni mille abitanti ci sono 15 malati a Ravenna e 20 a Rimini». La popolazione della provincia più a sud della regione conferma un approccio scettico verso i vaccini: «Era successo già con il Covid e l’abbiamo visto con il morbillo. È un atteggiamento diffuso. Evidentemente la parte negazionista della popolazione è riuscita a fare più presa». Mascherine e gel Oltre alla vaccinazione, come imparato con il Covid, distanziamento, igiene delle mani e mascherine aiuterebbero a rallentare la diffusione. «Purtroppo abbiamo ormai perso alcune buone abitudini – si rammarica Silvestrini –. Addirittura oggi chi mette la mascherina viene visto con sospetto, ci si chiede chissà cosa avrà, invece è un gesto di correttezza verso il prossimo. Ogni tanto vedo persone al lavoro con la mascherina e le stimo. Anzi, in caso che qualcuno si presenti al lavoro con un forte raffreddore e starnutisce ma non ha la mascherina dovrebbero essere i colleghi a chiedere di indossarla».