Un documentario per ripercorrere gli eventi della chiesa di San Pier Damiano a Ravenna, nota per il presunto sanguinamento della statua della Madonna di Fatima. Non mi hanno accolta. Ravenna, le lacrime e il sangue della Madonna di Fatima è stato realizzato da Simone Ortolani, Antonella Rustignoli, Ludovica Amati e Luigi Schiavoni e andrà in onda su Teleromagna (canale 14 del digitale terrestre) alle 19 di martedì 4 febbraio, alle 23.30 di mercoledì 5 e alle 18 di giovedì 6.
Secondo fonti dell’epoca, nella mattina del 12 settembre 1972 la statua in gesso della Madonna di Fatima contenuta nella chiesa avrebbe iniziato a sanguinare, attirando l’attenzione di fedeli e pellegrini provenienti da tutta Europa. La statua divenne oggetto di venerazione da parte di padre Guglielmo Gattiani, recentemente proclamato venerabile servo di Dio da papa Francesco, e di don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento sacerdotale mariano.
Negli anni successivi alla prima lacrimazione, la comunità francescana della parrocchia decise di proteggere la statua con una teca di vetro, per tutelarla anche dalle voci su presunti tentativi di manipolazione che circolavano intaccando la reputazione di alcuni religiosi. Fu l’arcivescovo monsignor Ersilio Tonini ad apporre i sigilli di protezione alla statua il 20 luglio 1976 ma, anche una volta posta sotto teca, alcune testimonianze dell’epoca e documenti continuarono a riportare nuove lacrimazioni. Il liquido rosso trasudato dalla statua fu esaminato dal dottor Paolo Cortivo, in seguito docente di Medicina Legale all’Università di Padova, che certificò si trattasse di sangue, come attestato dal regolare referto.
Il documentario cita inoltre la guarigione «prodigiosa e inspiegabile» di Giordano Valenti di Lugo, a cui sarebbe ricresciuto un rene dopo che la moglie e la figlia avevano pregato davanti alla statua. Questo evento fu ritenuto scientificamente inspiegabile dal professor Pietro Zucchelli, nefrologo dell’Ospedale Malpighi di Bologna e successivamente presidente della Società Italiana di Nefrologia.
«Abbiamo esplorato le vicende sulla base delle fonti disponibili», sottolinea Simone Ortolani. «Alcune di esse sono pubblicabili, mentre altre è più corretto che rimangano riservate per ragioni di privacy. Tuttavia, è fondamentale distinguere i fatti dai pettegolezzi che circolavano in alcuni ambienti locali, i quali hanno influenzato la narrazione dell’intera vicenda. La documentazione e le testimonianze dirette, invece, sono essenziale per fare luce anche su questa situazione».