Danni alle colture e campi allagati: l’appello dell’azienda agricola didattica

Il mancato funzionamento del sistema di drenaggio sembra causato dai lavori di urbanizzazione dell’area vicina all’Istituto Morigia Perdisa. Il dirigente: «La perdita più grande non è quella economica, ma quella formativa». La vicenda sarà oggetto del prossimo question-time al sindaco di Alvaro Ancisi

Azienda Agraria IT Perdisa Foto 3 Jpg

A partire dallo scorso ottobre, l’Azienda Agraria dell’Istituto Tecnico Perdisa è oggetto di allagamenti frequenti e duraturi, che hanno causato l’ammaloramento dei campi e messo a rischio le colture già in atto, come frutteti e vigneti, oggetto di laboratorio per gli studenti tecnico-agrari. Gli allagamenti sarebbero iniziati a partire dalle giornate di pioggia di fine ottobre, ma il periodo di criticità si è esteso fino a dicembre. Le forti e continue precipitazioni hanno portato i terreni, già contraddistinti da una falda di quota molto alta, a superare la capacità idrica massima, allagandosi. La saturazione del suolo e l’impossibilità di drenaggio spontaneo sono state ulteriormente peggiorate dal mancato funzionamento della rete scolante perimetrale, non di competenza dell’azienda o dell’istituto, causando un ristagno duraturo delle acque nei campi.

La vicenda è stata sollevata dal decano dell’opposizione ravennate, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, candidato a sindaco alle prossime amministrative sostenuto anche da Lega e Popolo della Famiglia.

Da quanto emerso dai sopralluoghi tecnici commissionati dal Comune e dalla Provincia di Ravenna non esisterebbero più collegamenti con la rete scolante principale, recisi apparentemente a causa dei lavori di lottizzazione ed urbanizzazione delle aree circostanti. Si tratta di 14,43 ettari di terreno vergine sulla parte opposta di via dell’Agricoltura (tra via Sant’Alberto e via Bisanzio) che, come previsto dal progetto Romea-Anic-Agraria, vedrà edificare, in aggiunta al Lidl e al Tigotà già in funzione, 552 appartamenti per 930 nuovi abitanti.

Molte parti dei terreni aziendali (più alte del piano di campagna) sono dotate di drenaggio sottosuperficiale che fa confluire le acque nella rete scolante tramite una pompa. L’area coltivata rischia di allagarsi in caso di problemi di sgrondo, scolo e altezza di falda della rete scolante, se questa non funziona a dovere. A questo si aggiungono la mancata pulizia dell’alveo dei fossi (di cui l’Istituto non conosce ancora chi sia il soggetto gestore), sia la presenza di arbusti e addirittura di alberi  al loro interno e sulle rive.

«Le foto sono state scattate nel momento più critico degli allagamenti, questo non significa però che la situazione attuale non sia precaria. Ogni precipitazione diventa problematica e la dinamica si ripropone in maniera più o meno grave – comunicano dall’istituto -. Il perdurare del ristagno idrico crea un ambiente inadatto alla pratica agricola, si allungano e si superano tempi tecnici utili alle colture pianificate, mentre quelle già in campo incorrono in fenomeni di asfissia radicale che possono portare a gravi danni della pianta, fino alla sua morte».

I danni per l’istituto non riguardano solo l’aspetto economico, nonostante la perdita della produzione di grano, la cui semina era prevista nelle parte di campo allagate, che sarà invece riconvertita a foraggio. «La perdita più ingente è quella didattica – spiega il professore Gennaro Zinno, dirigente dell’istituto – la prima responsabilità di un istituto tecnico è quella di formare tecnici sul campo, fornendo il giusto bagaglio di competenze. L’aspetto pratico dei laboratori è quello che ci differenzia dalle altre scuole e l’impossibilità di accedervi è un grande danno per la formazione degli studenti». 

L’azienda agraria, adiacente alla scuola ed estesa per circa 8 ettari, produce infatti (anche per la vendita al pubblico) cereali, foraggere, frutta (melo, pero, coltivazioni antiche, pesco, susino e albicocco, ortaggi, piante da fiore e da orto). Possiede inoltre un vigneto con varietà a bacca sia bianca che rossa (trebbiano e merlot). Alla gestione dell’attività agricola, i ragazzi affiancano anche la partecipazione ai due laboratori didattico-produttivi di trasformazione dei prodotti (nettari e confetture) e enologia.

«Gli istituti agrari sono inoltre tutori di ecosistemi spesso dimenticati – continua il preside -. nei nostri campi si continuano a coltivare specie antiche e poco diffuse. Questa biodiversità va tutelata, ma a queste condizioni è difficile». Sulla questione interviene anche il professore Francesco Borsi Giunchi, responsabile dell’azienda agricola: «Ai danni finanziari e ai mancati redditi si aggiunge la perdita del patrimonio formativo dei 340 giovani aspiranti periti iscritti alla scuola. Un’azienda didattica risente già delle interazioni giustamente sbagliate degli studenti, che si applicano per imparare, ma se a questo si unisce la minaccia della crisi climatica e i malfunzionamenti esterni la situazione rischia di diventare insostenibile».

Dopo quattro mesi dai primi allagamenti, non si sono ancora svolti gli interventi necessari al ripristino dell’area coltivabile. A livello aziendale sono state messe in pratica le pratiche agronomiche utili a migliorare la situazione, ma non sono sufficienti senza il corretto funzionamento del sistema impiantisco che interessa l’altro lato della strada. «Ridurre allo stremo, per inazione e trascuratezza, un esempio così elevato di formazione scolastica ed educativa è una vergogna» commenta Ancisi, che presenterà la questione al sindaco nel corso del suo prossimo question time.

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