Il servizio del 118 dell’Ausl in Romagna dall’inizio di giugno è fatto anche con ambulanze senza infermieri. È una novità per il territorio. Vengono chiamate mezzi di soccorso di base: l’equipaggio è formato da due soccorritori, figure con competenze e formazione inferiori rispetto al personale sanitario. Sono 4 su 54 totali (una assegnata a ognuno dei quattro comuni capoluogo Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini) e dalla centrale operativa possono ricevere solo missioni su codici bianchi o verdi, gli interventi di minor gravità per cui è sufficiente la formazione di cui è dotato l’equipaggio.
La decisione è stata presa dall’azienda sanitaria per riuscire a garantire il consueto potenziamento del servizio per l’estate – stagione in cui la Romagna deve fronteggiare il movimento turistico – pur a fronte delle carenze di personale per le ferie e in un periodo storico in cui non si trovano infermieri sul mercato del lavoro.
Il direttore del 118, Maurizio Menarini, spiega i dettagli: «L’assetto del 118 in Romagna nei mesi invernali per il turno diurno prevede 45 ambulanze a leadership infermieristica, con personale assunto dipendente dell’Ausl. Nel periodo estivo, giugno-settembre, si aggiungono nove ambulanze con infermiere fornite da enti privati esterni accreditati, per arrivare a 54 totali. Nel 2024 è stato così, ma quest’anno non era possibile mantenere lo stesso assetto per mancanza di personale Ausl». L’assetto 2025 sarà ancora di 54 mezzi, ma non con lo stesso profilo dell’anno scorso: «Ci sono le nove ambulanze aggiuntive con infermiere da privati, ma le 45 dell’Ausl saranno solo 41. Le quattro mancanti verranno sostituite con i mezzi di base con soccorritori forniti da enti esterni accreditati che hanno risposto alla domanda dell’Ausl».
L’Ausl, in una nota inviata alla stampa, fa leva sul fatto che in Romagna il sistema di soccorso pre-ospedaliero presenta da sempre una percentuale di proprio personale dipendente di gran lunga superiore a quello delle altre realtà regionali e un numero di mezzi di soccorso a leadership infermieristica che fino a oggi ha rappresentato la totalità delle ambulanze sul territorio. «Non è così in Emilia – aggiunge Menarini – e tra le altre regioni d’Italia l’unica che ha uno scenario con il personale internalizzato è solo il Lazio. In Lombardia è quasi tutto esternalizzato con mezzi guidati da soccorritori con l’appoggio dei medici della sanità pubblica».

Il cittadino legge che quattro ambulanze passano da infermieri e semplici soccorritori e ci vede un peggioramento del servizio per la collettività. Menarini replica facendo leva sui numeri: «Nella metà dei soccorsi richiesti al 118 non è necessario un intervento assistenziale sanitario, ma viene richiesto un trasporto del paziente al pronto soccorso per condizioni che non hanno immediate necessità di trattamenti salva vita. Sono interventi per cui la competenza di un infermiere è addirittura superflua. Avere un’ambulanza che può svolgere solo i codici verdi fa sì che quelle con infermieri possano concentrarsi solo su gialli e rossi.
E qualora le necessità richiedessero di inviare l’ambulanza con soccorritori su un codice rosso viene sempre affiancata dall’auto con il medico (in provincia sono due, ndr) che oggi in media fa quattro interventi nell’arco delle 24 ore».
La ragione del cambiamento è connessa alla difficoltà di reperire personale: «Non ci sono infermieri e non ci saranno per diversi anni. Basta pensare che i posti nei corsi di laurea in regione non sono stati occupati tutti». L’auspicio di Menarini è che la situazione di crisi sviluppi una revisione del servizio: «Abbiamo a che fare con un mondo in evoluzione.
Alla nascita del 118 trent’anni fa le ambulanze uscivano solo su casi gravi, oggi invece avviene tutt’altro. E allora forse è il momento di cambiare anche la distribuzione del personale. Il cittadino legge “equipaggio composto da soccorritori e non infermieri” e pensa di avere a che fare con gente improvvisata, ma non è così, sono persone formate. Finora siamo stati abituati a ragionare con le categorie di mezzo di soccorso avanzato o mezzo di soccorso di base, io comincerei a parlare di mezzo di soccorso appropriato».
La scelta dell’Ausl è stata criticata dai sindacati. Il 4 giugno scorso si è tenuto un incontro tra rappresentanti dei lavoratori e direzione aziendale. Cgil, in una nota alla stampa successiva all’incontro, parla di «scarsa trasparenza del progetto e di manifesta inconsistenza degli elementi che l’Ausl pone a base del percorso». E si chiede se si tratti davvero di una criticità oggettiva di reperire personale o di una precisa volontà aziendale di ridurre progressivamente la presenza infermieristica a bordo delle ambulanze. Fp-Cgil ricorda che ci sono oltre 170 infermieri in graduatoria per assunzioni a tempo indeterminato: «Gli infermieri ci sarebbero, a meno che la proposta di assunzione della Ausl non sia per un tempo determinato valido solo per il periodo estivo che nessun infermiere oggi accetterebbe».
La risposta del direttore del 118 entra nel merito: «È una graduatoria di infermieri per tutta l’Ausl e quindi non tutti sono formati per la medicina di urgenza. Ma soprattutto oggi non ci sono infermieri senza lavoro: chi è in graduatoria per l’Ausl sta lavorando da altre parti e non sempre vuole trasferirsi».Andrea Alberizia