«Il personale della Pubblica Assistenza che opera sulle ambulanze non è meno qualificato del personale dell’Ausl e non è un pericolo per la collettività». Sono le parole di Matteo Manca, presidente dell’associazione Pubblica Assistenza di Ravenna, realtà del volontariato accreditata con il sistema sanitario, la più grande della provincia con circa 150 volontari e 22 dipendenti che sono quasi tutti autisti.
L’intervento di Manca si inserisce nel dibattito sollevato dalle perplessità dei sindacati dopo che l’Ausl Romagna ha deciso di impiegare quattro ambulanze del 118 (di cui una in provincia di Ravenna) senza infermieri a bordo per fronteggiare la carenza di personale estiva.
«Per come è stata veicolata l’informazione dai sindacati – dice Manca – si ingenera la percezione che Ausl Romagna abbia affidato il servizio a volontari che, di giorno svolgono la loro professione, mentre di sera indossano i panni del “soccorritore” avventurandosi in un servizio di cui sono privi di competenza. Invece si tratta di profili qualificati e specializzati. Solo, infatti, dopo un lungo percorso di formazione, i cui caratteri sono stabiliti da legge regionale, si giunge all’abilitazione a svolgere servizi di trasporto primario. A ciò si aggiunga inoltre che, annualmente, i dipendenti di enti accreditati sono tenuti a un rigido e continuo aggiornamento per il mantenimento delle quali che».
Manca descrive nei dettagli il percorso formativo del soccorritore. Il primo step è un corso di cento ore, tre sere a settimana per tre mesi, con addestramento in ambulanza per ottenere l’abilitazione minima: «Le cento ore sono una scelta della Pubblica Assistenza di Ravenna, per legge ne basterebbero 40 e altrove le fanno bastare». Per i servizi in emergenza servono altre 36 ore di corso dopo un anno di esperienza operativa.
«Ho trovato scorretto leggere delle dichiarazioni di politici e di sindacati che dipingevano il ruolo del soccorritore come qualcuno improvvisato senza competenze. Non sono persone che hanno le nozioni cliniche di un infermiere, ma hanno le conoscenze per determinati interventi e sono quelli su cui vengono impiegati».
Manca è entrato nel consiglio direttivo della Pubblica Assistenza nel 2011 e dal mese scorso è diventato presidente. Il tema centrale del mandato sarà la difficoltà di reperire volontari: «L’età del pensionamento si è alzata e ora chi va in pensione non ha la voglia di dedicarsi agli altri. Per i più giovani è aumentata la percentuale di chi prosegue gli studi e ha meno tempo libero. In generale credo che sia un atteggiamento diffuso nella società: meno voglia di assumersi impegni extra e più voglia di gestire liberamente il proprio tempo libero. Il prossimo anno porteremo dei progetti nelle scuole per cercare di rilanciare il valore del volontariato».