Dallo scorso marzo la pancia del Museo Classis ospita cinque nuovi laboratori, dedicati agli studenti di due differenti corsi LMCU in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali.
L’utilizzo di questi spazi – inaugurato ufficialmente oggi, 23 giugno – rientra nell’ambito dell’Accordo attuativo siglato tra il Dipartimento di Beni Culturali e la Fondazione Parco Archeologico di Classe – RavennAntica nel 2024. Il documento fa parte di una più ampia Convenzione sottoscritta da Ateneo e Fondazione, che prevede un rapporto di collaborazione al fine di supportare le attività laboratoriali di restauro che rientrano nella programmazione didattica e di favorire la conoscenza e lo studio delle tematiche legate al restauro dei beni culturali, con riferimento, in particolare, al restauro di superfici decorate di beni architettonici e di beni mobili di interesse storico, artistico e archeologico.
Con una storia ormai lunga tredici anni, il corso dell’Alma Mater Studiorum di Bologna si è affermato come un’eccellenza nel contesto nazionale. I laboratori erano precedentemente ospitati dall’ex complesso San Vitale, nel cuore della città, ma a causa dei lavori di ristrutturazione degli spazi, le aule didattiche sono state spostate a Classe: «Un luogo già noto agli studenti, che frequentavano in questo plesso alcune lezioni frontali» spiegala coordinatrice del corso di laurea, Barbara Ghelfi.
I laboratori di via Classense 29, situati al al piano terra del museo e non accessibili dai visitatori, sono dotati delle più moderne attrezzature tecnico – scientifiche, e si dividono tra un laboratorio dedicato ai mosaici antichi, due laboratori per i materiali lapidei, gli stucchi e affreschi, un laboratorio per le leghe e i metalli e un laboratorio per i materiali ceramici e vitrei. Gli ambienti sono al servizio di entrambi i percorsi formativi professionalizzanti: gli allievi del PFP1 si occupano di materiali lapidei e derivati, superfici decorate dell’architettura mentre quelli del PFP4 di materiali e manufatti ceramici e vitrei, materiali e manufatti in metallo e leghe.
Ogni classe conta un massimo di cinque studenti (secondo decreto interministeriale infatti il rapporto tra docenti e studenti deve essere al massimo di 1 a 5) e sono quindi in totale una 50ina gli iscritti dei due corsi, suddivisi nei 5 anni di percorso. La richiesta però è molto più ampia: ogni anno le richieste pervenute sono circa 25/30 e i candidati devono superare tre prove di ammissione per l’accesso al corso. «L’aspetto professionalizzante, che consente di lavorare sul campo immediatamente dopo la laurea, e anche nel periodo di formazione, è un forte stimolo per gli studenti, che si richiedono l’ammissione al corso da ogni parte d’Italia» commenta Ghelfi.
Tra gli aspetti formativi principali del dipartimento infatti, l’attenzione non solo allo studio e alle conoscenze tecniche dei materiali, ma anche e soprattutto all’operatività sul campo: nel corso dei 5 anni di studio le ore di laboratorio superano le 2000 e i ragazzi vengono impiegati in operazioni di scavo e restauro sul territorio. Proprio in questi giorni, una delegazione dell’accademia è impegnata in uno scavo a Porretta Terme, più precisamente nel recupero del “Grottino Chini”, un capolavoro Liberty della frazione emiliana, mentre altri si stanno occupando del recupero delle due sale dell’Ala Moresca della Rocchetta Mattei di Graziana Morandi (Bologna). Per quanto riguarda invece i ritrovamenti degli scavi (tra i più importanti degli scorsi anni quello di Urbania) vengono conservati all’interno dei laboratori, dove si procede con l’attività di ricomposizione e restauro al fine di una possibile esposizione, per dare lustro al reperto quanto ai giovani restauratori che hanno permesso di riportarlo in vita. Quando possibile (e se presente) i reperti vengono esposti del museo di pertinenza del luogo ritrovamento, oppure in mostre temporanee o, in alcuni casi all’interno dello stesso Museo Classis.
«La collaborazione con l’Università – commenta il presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli – ha da sempre costituito un punto strategico per lo sviluppo dei progetti della Fondazione, a partire dagli scavi fino agli allestimenti museali. L’inaugurazione di questi laboratori didattici evidenzia come il Classis non sia un semplice contenitore di materiali, ma si configuri come un centro dinamico di ricerca e formazione, in cui lo studio ed il restauro consentono sia ai docenti che agli studenti dell’Università di svolgere le loro attività nell’ambito dei loro percorsi formativi e di ricerca, utilizzando strutture e apparecchiature di alto livello tecnologico». Anche la direttrice del Dipartimento di Beni Culturali Anna Chiara Fariselli interviene con soddisfazione sul sodalizio: «Questo accordo rappresenta un importante testimonianza dei rapporti di collaborazione tra l’Alma Mater e gli enti di cultura attivi nel Campus di Ravenna. Collaborazione che si è concretizzata nel nome del comune interesse per la tutela del patrimonio archeologico e storico artistico e che trova il proprio fondamento nella corretta trasmissione delle conoscenze scientifiche e tecniche attraverso l’offerta di una didattica di alto livello, sia dal punto di vista della qualità della docenza sia sul piano dell’adeguatezza degli spazi e delle infrastrutture. La connessione con RavennAntica rappresenta, inoltre, un’opportunità concreta per i nostri studenti/restauratori in formazione di entrare immediatamente a contatto con il mondo della tutela e della valorizzazione museale, aspetto che costituisce un comparto irrinunciabile rispetto alla missione pubblica del Dipartimento di Beni Culturali».