Dal tribunale amministrativo regionale (Tar) dell’Emilia-Romagna dovrebbe uscire un primo verdetto sul destino di 49 pini ai lati del tratto più a sud di viale Romagna a Lido di Savio. Due le fazioni opposte in una battaglia che va avanti da un anno: da una parte il Comune di Ravenna che vuole abbatterli, dall’altra una coalizione tra associazioni ambientaliste e semplici cittadini che vuole sottrarli alle motoseghe.
L’udienza fissata per il 10 luglio dovrà entrare nel merito ed esprimersi sul ricorso presentato dai cittadini contro l’ordinanza del Comune che avrebbe avviato l’abbattimento il 9 giugno. Nessuno toccò gli alberi perché la mossa d’urgenza dei cittadini ottenne una sospensiva del provvedimento. Ora il giudice potrebbe accogliere l’istanza e dichiarare nulla l’ordinanza costringendo il Comune a emanarne un’altra in forma diversa. Oppure potrebbe richiedere una perizia sullo stato di stabilità delle piante incaricando un tecnico. Oppure potrebbe respingere il ricorso e dal giorno dopo potrebbero cominciare gli abbattimenti. Alla decisione del Tar si potrà fare appello al Consiglio di Stato.
Il contenzioso, come detto, dura da un anno. Alla fine di agosto 2024 furono depositate in municipio quasi duemila firme (350 quelle necessarie per la discussione in commissione consiliare): 631 di residenti nel comune e quasi 1.300 di proprietari di seconde case e di esercizi commerciali e di moltissimi turisti, anche stranieri, frequentatori della località marittima.
Il piano di abbattimenti definito dal Comune rientra nell’ambito dell’ambizioso progetto denominato Parco Marittimo che sta cambiando la conformazione urbanistica e la fruibilità dei nove lidi ravennati (17 milioni di euro il costo totale tra fondi Pnrr e risorse del Comune). A Lido di Savio nella primavera 2024 furono abbattuti 16 pini, senza darne comunicazione pubblica. Quando la cittadinanza se ne accorse cominciò la raccolta firme: «Quel tratto di viale Romagna – scrivono gli ambientalisti in un comunicato – ora somiglia a un forno squallido e assolato. Si è poi appreso, dagli atti messi a disposizione dal consigliere comunale Alvaro Ancisi, che il legname ricavato dai lavori è divenuto materiale da ardere tramite una ditta coinvolta in un’indagine per presunta truffa nell’ambito del settore delle biomasse».
Dei 49 rimasti, in base a una valutazione visiva senza prove di trazione, il Comune prevedeva di conservarne solo dieci. Quando la petizione è stata discussa in commissione consigliare, lo scorso autunno, è stato deciso di eseguire i test con un incarico da 23mila euro affidato all’agronomo ferrarese Giovanni Morelli. L’esito delle prove sui primi 15 alberi dice che solo 5 sono sani, gli altri sono classificati in categoria D, estremo rischio di cendimento. La galassia ambientalista contesta le perizie firmate da Morelli: «I risultati – affermano i cittadini – sono stati ottenuti considerando un coefficiente di vento corrispondente a una situazione di alberi in campo aperto e direttamente esposti, quando invece i pini di viale Romagna sono ben protetti da una doppia cortina continua di edifici alti e compatti».
I difensori degli alberi hanno ottenuto le misurazioni delle prove e le hanno consegnate a Gian Pietro Cantiani, agronomo esperto che nel curriculum vanta il salvataggio dei pini di Lignano Sabbiadoro. Applicando un altro coefficiente, l’abbattimento non è più l’unica soluzione.
«È stato incaricato un tecnico che è iscritto nelle liste degli esperti per le perizie di tribunale – commenta l’assessore Giancarlo Schiano, titolare della delega al Verde –. Non si può dubitare di chi è ritenuto competente dai tribunali. Capisco che si voglia prendere lo scenario peggiore per la tutela della cittadinanza. Ora aspetteremo la sentenza del Tar».
Nei piani del Comune, al posto dei pini verrebbero collocati 35 frassini, alcuni già piantati in occasione dei primi 16 tagli: «Richiedono enormi quantità di acqua per sopravvivere ai caldi estivi – ribattono gli esperti interpellati dal comitato pro pini –, non possono garantire la stessa funzione ecologica e storica dei pini. La loro presenza rappresenta un valore inestimabile per il paesaggio e per l’identità di Lido di Savio e il loro abbattimento rischia di allontanare il turismo e ridurre il valore complessivo dell’area, sia in termini economici che paesaggistici».
Per conservare i 49 pini andrebbe ridefinita la configurazione del viale, a cominciare da un ampliamento delle aiuole attorno ai fusti, con l’aggiunta di un intervento ad hoc di cosiddetto ancoraggio radicale di cui Cantiani è un esperto. Il timore dei cittadini che si oppongono alle decisioni del Comune è che dietro la volontà di abbattere ci sia solo il tentativo della pubblica amministrazione di evitare una revisione di un progetto che gode di finanziamenti Pnrr e non può perdere tempi per il completamento.