Si chiude oggi (30 giugno) la tre giorni di Goletta Verde a Marina di Ravenna. In attesa dell’appuntamento finale delle 17.30, con la presentazione del libro Turismo insostenibile di Alex Giuzio, l’incontro di questa mattina allo Yacht Club di Marina di Ravenna ha dato modo di presentare i dati del monitoraggio lungo le coste dell’Emilia-Romagna.
Su 11 punti campionati dai volontari di Goletta Verde, 2 sono risultati fuori dai limiti di legge (solo uno di questi in provincia di Ravenna): la foce del Savio, nel cervese e quella del Rubicone (provincia di Forlì-Cesena): «La foce del fiume Rubicone continua ad essere un punto critico della costa emiliano-romagnola, e quest’anno si aggiunge anche la foce del Savio. Dobbiamo lavorare per efficientare la rete di depurazione in modo da migliorare le condizioni del mare, soprattutto nei pressi delle foci dei fiumi» dichiara Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna.
Le altre località campionate nel ravennate sono Casal Borsetti (spiaggia a nord della foce del canale di destra Reno), Marina Romea (spiaggia nord della foce del Lamone), Punta Marina (foce canale Ferrari), Lido Adriano (foce Fiumi Uniti), tutti risultati entro i limiti di legge.
Per quanto riguarda invece la foce del Fiume Savio, una nuova presenza rispetto allo scorso anno tra i punti risultati fuori dai limiti di legge, si rileva che dal Portale Acque del Ministero della Salute si riscontrano criticità tra il 13 e il 14 giugno, nei profili a nord e a sud della foce. In particolare, l’area subito a nord era stata chiusa temporaneamente anche dal 3 al 5 giugno. Nonostante ciò, i volontari di Legambiente non hanno registrato la presenza di cartelli di divieto di balneazione durante i sopralluoghi.
«Questo rappresenta una grave mancanza di informazioni da parte delle amministrazioni che devono tutelare la salute dei cittadini – continua Ferraresi -. Sappiamo che le foci dei fiumi non sono balneabili, ma questa informazione deve essere chiara anche per la cittadinanza, ed è responsabilità delle amministrazioni esporre i cartelli di divieto di balneazione e far rispettare l’interdizione». Da segnalare che, nonostante nei campioni prelevati da Goletta Verde nel tratto di mare antistante Ravenna non siano emerse criticità, dal 30 maggio ci sono stati divieti di balneazione ad intermittenza, rientrati poi il 13 giugno. I volontari di Legambiente hanno registrato la presenza dei cartelli di divieto di balneazione, ma anche di persone in costume da bagno nelle aree interdette.
Sulla questione è intervenuta anche Irene Priolo, assessora all’Ambiente dell’Emilia-Romagna, ringraziando per la «Sinergia con cui Legambente e Arpae lavorano per la tutela della costa, fornendo zone di campionamento diverse da integrare. Quest’anno anche noi abbiamo rilevato criticità sul Savio, legate a un impianto di raccolta delle acque grigie, su cui però il comune di Ravenna è intervenuto tempestivamente, tanto da far rientrare nei parametri il campionamento immediatamente successivo. In generale, i primi rilievi di quest’anno, anche in tema di temperature marine, stanno dando buoni risultati: anche dal punto di vista ecosistemico le acque stanno funzionando bene, con 85 acque eccellenti in regione e 91 buone».
Oltre ai parametri biologici, con un focus particolare su ischerichia coli e enterococchi, l’attenzione va anche al surriscaldamento delle acque e alla presenza di diverse specie alloctone e eutrofizzazione del mare. «Nonostante il caldo intenso di questo primo periodo estivo, il mare sta rispondendo bene con temperature rientrate di due gradi rispetto a maggio, che registrava una media allarmante di 27 gradi. Il vento pomeridiano aiuta a togliere potenza al mare, abbassandone la temperatura, che si attesta oggi su una media di 25 gradi – spiega Cristina Mazziotti, responsabile Struttura Oceanografica Daphne Arpae – non sono tanto i picchi a creare preoccupazione, quanto le medie fuori norma prolungate. Invito al tempo stesso a non lasciarsi prendere dal panico per fenomeni assolutamente normali, come la presenza di meduse, spesso non urticanti e autoctone delle nostre coste, che possono ritrovarsi spiaggiate alla fine del ciclo di fioritura. Per quanto riguarda l’eutrofizzazione invece, durante la primavera il mare ha risentito delle forti alluvioni di Piemonte e Valle d’Aosta. La massa di fango e materiale organico ha portato a un nutrimento del mare che genera il fenomeno tipico dell’eutrofizzazione. Un’immagine di Copernicus pubblicata a metà 15 maggio ha portato a scambiare il fenomeno per mucillagini, ma in quel momento , al contrario di come era segnalato e commentato da Copernicus, non era in atto una fioritura di cianobatteri, mai registrate in Adriatico. Nello stesso periodo, molti turisti in visita al Festival degli Aquiloni a Zadina, hanno immortalato e condiviso sui social delle macchie gialle scambiate per mucillagine, ma si trattava in realtà di macchie di polline di pino, raggruppate in mare».
Ora Goletta Verde riprenderà il suo viaggio lungo le coste d’Italia, partito lo scorso 23 giugno da Trieste, per concludersi a inizio agosto in Liguria. Si tratta della 39esima edizione dell’iniziativa che, come comunica Elisa Turiani, portavoce di Goletta Verde: «Vuole scattare un’istantanea della salute dei nostri mari, senza dare patenti di balneabilità né tantomeno sostituirsi alle autorità competenti, ma restando di supporto alle amministrazioni per informare la cittadinanza sulla salute dei mari e delle coste della penisola. È solo attraverso un sistema di depurazione delle acque efficiente che si può arrivare ad una qualità delle acque marine che tuteli non solo l’ambiente ma anche i cittadini».
Tra i partner principali della campagna, anche il Conou, Consorzio Nazionale Oli Usati, che sostiene l’assoluta necessità di un’azione collettiva per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. «Il nostro consorzio porta avanti da più di 40 anni quello che oggi conosciamo come “economia circolare”, ma che al momento del nostro inizio non aveva ancora un nome. Da più di 40 anni il nostro consorzio ha recuperato più di 7 milioni di tonnellate di olio minerale usato. Se fosse stato versato nelle acque, avrebbe contaminato una superficie pari al doppio della superficie del Mar Mediterraneo – spiega Alessia Merlo, Responsabile Coordinamento Area2 di Conou -. Raccogliendo l’olio lubrificante usato alla fine del suo ciclo di vita nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli, il Conou fa in modo che questo rifiuto, altamente pericoloso se non gestito correttamente, si trasformi in una preziosa risorsa».