mercoledì
16 Luglio 2025
malamovida

La testimonianza di baristi e imprenditori di Milano Marittima: «Subiamo i “maranza” e la città si spegne. Va gestita l’uscita dalle discoteche»

La località cerca di ritrovare un equilibrio per non perdere turisti. Tanti operatori preferiscono non parlare, preoccupati per eventuali ripercussioni. La negoziante: «Serve più pulizia, il lunedì le strade sono sporche»

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Tra nuove ordinanze comunali, proteste in piazza per più sicurezza e consolle dei dj spente in anticipo, la “mala movida” continua a far discutere a Milano Marittima. La località simbolo della vita notturna della provincia è oggi oggetto di un acceso confronto tra residenti, imprenditori, amministrazione comunale e forze dell’ordine. Al centro, il tema caldo dell’estate: la convivenza sempre più difficile tra divertimento e sicurezza, turismo e degrado, libertà e regole più stringenti, tra chi invoca più controlli e chi teme che le restrizioni danneggino l’identità stessa della località.

Abbiamo cercato di raccogliere le testimonianze dei lavoratori e degli imprenditori che il centro di Milano Marittima lo vivono tutti i giorni, o meglio tutte le notti. Molti operatori – bagnini, albergatori, titolari di bar e negozi – seppur presenti alla manifestazione pubblica del 27 giugno e attivi sui social in merito alla questione “mala movida”, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni, preoccupati per eventuali ripercussioni sulle proprie attività o convinti che parlare «non serva più».

L’albergatrice

A rompere il silenzio è un’albergatrice storica della zona, che chiede però di restare anonima. Il suo hotel si trova nei pressi di una delle discoteche sulla spiaggia: «Ogni sabato sera ci aspettiamo qualcosa di nuovo: una rissa, malori, schiamazzi sotto le finestre. In tanti anni di lavoro non ho mai vissuto una situazione simile. I clienti sono spaventati, non si sentono sicuri e la polizia spesso interviene tardi o con possibilità di azione limitate». Già dagli scorsi anni, era stato richiesto un confronto diretto con l’amministrazione: «Il Comune minimizza, parla di “percezione”, ma sembra una parola d’ordine imposta dal partito. Noi intanto ci sentiamo in trincea ogni fine settimana». Il nodo, secondo l’albergatrice, non sono le discoteche in sé, ma il tipo di offerta e la gestione del dopo-serata. «Nei locali ci sono bodyguard, dentro l’ordine si mantiene. Ma quando la musica si spegne e i giovani si riversano in strada, è il caos. Nessuno gestisce i deflussi. Serve una rivoluzione culturale: chi organizza certe serate deve sapere che tipo di pubblico attira. Gli eventi come quelli del Ravenna Festival, ad esempio, richiamano un target diverso, il Comune lo sa e dovrebbe investire su questo».

Il barista

Oltre alla spiaggia, l’altro epicentro critico è il centro, tra viale Gramsci, viale Romagna e lo storico Pineta. Giulio, 28 anni, lavora da cinque stagioni come barista alla Pousada Beijaflor, uno dei locali più frequentati. «Ho iniziato negli anni del Covid, quando la Riviera era piena di coppie e gruppi di amici di ogni età. Oggi la clientela è cambiata, e il clima è diventato molto più teso in tutti i locali del centro. Anche una semplice ordinazione gentile è diventata cosa rara».

Anche in questo caso, gli episodi più gravi, come risse e accoltellamenti avvengono fuori dai bar e dal controllo della security. Spesso però i toni iniziano ad alzarsi proprio tra i tavoli, e da dietro al bancone le dinamiche si osservano da vicino: «I gruppi di “maranza” si presentano spesso senza nemmeno consumare, chiedono solo bicchieri di ghiaccio o una Red Bull. Poi comincia lo spettacolo: discussioni teatrali, provocazioni gratuite. Sembra tutto fatto apposta per poterlo raccontare il giorno dopo».

Per affrontare l’emergenza, il Comune di Cervia ha recentemente prorogato fino alla fine della stagione l’ordinanza introdotta in via sperimentale fino al 29 giugno. «Non credo che lo spegnimento della musica all’1 possa contrastare concretamente la “mala movida”, anzi, l’unico effetto tangibile è sugli incassi dei locali – continua il barista –. Non è un bel segnale nemmeno per il turismo di prossimità. Capita spesso che chi arriva dopo ore di auto per una serata divertente si ritrovi in una città spenta poco dopo mezzanotte. Ai “maranza” non cambia nulla: non vengono certo per la musica. Restano per strada, e lì continuano la serata. A pagarne il prezzo è il turismo sano».

La barista

Una posizione condivisa anche da Carlotta, giovane barista con esperienza in alcuni dei locali e hotel più noti di Milano Marittima, dalla Pousada al Pineta, dal Mare Pineta al Golf Club. Negli anni ha vissuto da dentro l’evoluzione del divertimento in Riviera e ritiene eccessivo il clima di allarme. «Le immagini della manifestazione in piazza mi hanno colpita molto. Se fossi una turista e, arrivando in vacanza, mi trovassi davanti a un corteo con slogan sulla sicurezza e cartelli allarmisti, sinceramente non tornerei. Serve equilibrio: la movida non va demonizzata, va gestita. Sentire persone dire “no alle discoteche” in una località come Milano Marittima che proprio su questo ha costruito la sua identità e la sua economia, è paradossale».

Secondo Carlotta, la soluzione non sta nei divieti, ma in controlli mirati e continui. «Servirebbero più pattuglie nei momenti giusti. Le volanti che girano fino a mezzanotte e poi spariscono non servono a nulla. Spegnere la musica significa solo spegnere un divertimento sano. E vietare i vocalist è davvero incomprensibile: si colpisce un’intera categoria di lavoratori senza nessun impatto concreto su chi esce per cercare risse o provocare disordini». Carlotta nota anche un cambiamento nella percezione della località da parte dei turisti abituali: «Ho clienti che non vengono più qui e scelgono altre mete: Ibiza, Mykonos, la Sardegna. Oggi sono alternative abbordabili, dove puoi vivere una vacanza libera e senza questo clima di incertezza. I turisti sono disposti a spendere, anche molto, ma vogliono farlo dove si sentono accolti, non giudicati».

La negoziante

Infine c’è chi, come Simonetta, non ha direttamente a che fare con la vita notturna, ma gestisce da oltre 30 anni un negozio di articoli per la casa e idee regalo aperto fino a mezzanotte nel centralissimo viale Forlì: «Milano Marittima non è più quella degli anni ‘90, questo è innegabile, ma durante la giornata questa sensazione di disagio non credo sia tangibile. Si vedono tanti giovani e giovanissimi in giro per il centro, forse più concentrati rispetto agli scorsi anni, ma non per forza problematici. Piuttosto, servirebbe più cura: il lunedì mattina i viali sono spesso ancora sporchi dal weekend. Questo non è un bel biglietto da visita».

Il consiglio di zona: «Non abbassate i prezzi»

Dal consiglio di zona di Milano Marittima arriva un segnale di soddisfazione per l’ordinanza comunale, considerata un primo passo nella giusta direzione. Ma si chiede un’azione più decisa da parte della polizia locale, soprattutto contro abitudini consolidate come il travaso di alcolici in bottiglie d’acqua per eludere i controlli. «Se si colpisce con costanza passa il messaggio di un territorio presidiato», hanno affermato alcuni cittadini nella riunione del 7 luglio.
Accanto alla repressione, si propone una campagna informativa più accessibile, con totem digitali e pannelli fissi che riportino ordinanze e iniziative. Dagli stessi cittadini arriva un appello a quella fascia di imprenditori e albergatori che ha abbassato i prezzi per rendersi più competitivo sul mercato: «Mosse di questo tipo vanno nella direzione sbagliata, mortificando la località invece che esaltarla e attirando un tipo di pubblico sbagliato. Negli anni c’è chi ha guadagnato su questo modello, ma adesso bisogna cambiare rotta».
Infine, uno sguardo più ampio al fenomeno giovanile: «Siamo consapevoli che sia una questione sociale e generazionale diffusa, non esclusiva di Milano Marittima. Serve una riflessione seria su cosa cercano davvero i giovanissimi, in particolare nella fascia 16-18 anni. per poter offrire alternative sane e attrattive».

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