Cordoglio nel mondo della cultura e dell’archeologia per la morte di Maria Grazia Maioli, funzionario emerito della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna.
Tra i primi a ricordarla, la stessa Soprintendenza: «Ha dedicato buona parte della sua vita alla passione per l’archeologia e la sua attività di tutela nel territorio romagnolo ha portato a numerosi rinvenimenti tra Ravenna, Cesena e Rimini – si legge in una nota -. Si è dedicata ad articoli, studi e mostre incentrati su diversi aspetti dell’archeologia classica e della relativa cultura materiale. Grande divulgatrice della vita quotidiana antica e dei suoi vari aspetti, le sue conversazioni e le sue conferenze sono ancora nei ricordi di studiosi, professionisti e appassionati di archeologia».
«Ravenna ha perso una grande “pasionaria” dell’archeologia – si legge invece sui profili social del Museo Nazionale di Ravenna -. La ricordiamo come collega, funzionario responsabile d’area della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, e ancora come sapiente e ironica divulgatrice, appassionata e curiosa, indefessa promotrice della tutela archeologica. Innumerevoli le tracce che lascia, come persona e come studiosa: profonda conoscitrice del Patrimonio ravennate, già dagli anni ’60 pubblicò molti contributi su oggetti del Museo, manufatti archeologici e beni delle collezioni, dalle stele ai lacerti pavimentali e parietali, dai bronzetti alle erme, dalle gemme alle fibule.
Il primo fu “La restaurata stele di L. Superinio Severo nel Museo nazionale di Ravenna” pubblicato in Felix Ravenna n. 48 (1969), sul restauro di una stele funeraria romana, vista nel ‘700 dallo Spreti in San Domenico dove era reimpiegata».
Appresa la notizia della morte, anche l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia, ha espresso il proprio cordoglio e quello dell’Amministrazione: «Con la scomparsa di Maria Grazia Maioli, Ravenna perde una voce appassionata e autorevole nel campo dell’archeologia. Funzionaria e responsabile d’area della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, è stata una divulgatrice sapiente e ironica, capace di interpretare le funzioni di tutela e valorizzazione del patrimonio con curiosità e rigore. La sua dedizione e l’impegno per il patrimonio ravennate rimane un’eredità preziosa per la nostra comunità».