martedì
07 Ottobre 2025
casa

Nuovo accordo sugli affitti: contratti calmierati a fronte di una tassazione agevolata

I Piccoli Proprietari dell’Asppi: «La nostra è un’operazione sociale contro il dilagare del libero mercato» Critici i sindacati Sunia, Sicet e Uniat

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Dopo anni di trattative, è stato raggiunto un nuovo accordo per il rinnovo dei Patti territoriali tra le associazioni dei proprietari immobiliari e quelle degli inquilini, che grazie alla legge 431/98 assicurano contratti calmierati per gli affittuari a fronte di una tassazione agevolata per i locatori (con cedolare secca al 10 percento anziché del 21 e aliquota Imu ridotta). A sottoscrivere l’intesa sulle nuove locazioni a canone agevolato sono state, da un lato, Confabitare, Confedilizia, Asppi, Uppi e Appc; dall’altro, le associazioni degli inquilini Assocasa e Federcasa Confsal. Restano invece fuori dall’accordo Sunia, Sicet e Uniat, legate alle associazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, che bollano i nuovi termini come troppo penalizzanti per gli inquilini.

Tra le principali novità in vigore dall’1 novembre infatti figura un aumento del 10 percento del valore massimo degli affitti (resta immutato però il valore minimo, dando possibilità di trattare il prezzo muovendosi in una forbice più ampia), l’uniformità nel conteggio della metratura degli immobili, senza tariffe agevolate per il forese e picchi in centro città, e un’indicazione di criteri più precisi per stabilire la corretta fascia di prezzo di una casa, che spaziano tra comfort, servizi, rifiniture e elettrodomestici presenti. A giocare un ruolo importante sarà anche la classe energetica: gli alloggi particolarmente virtuosi potranno apporre aumenti più elevati, per incentivare i proprietari al rinnovo energetico degli immobili.

Tra tre anni, la tabella dei prezzi sarà aggiornata con un aumento pari al 50 percento del rincaro Istat effettivo calcolato nel triennio. «I precedenti patti territoriali erano a dir poco obsoleti – afferma Roberto Scaini, presidente di Asppi Ravenna –. tratteggiati nel gennaio del 2018 e con l’intenzione di essere rivisti a stretto giro, sono rimasti in vigore per cinque anni, attraversando fasi delicate come pandemia, guerra, rincari e in azione, che ha colpito la nostra città più duramente di altre. L’adeguamento dei canoni al nuovo costo della vita era un passo più che necessario».

Del parere opposto Alberto Mazzoni, Segretario provinciale di Sunia, che recrimina aumenti per gli affittuari fino al 30-35 percento con conseguenti complicazioni anche per i proprietari: «Tra stipendi fissi e aumenti generalizzati, se un cittadino deve decidere tra comprare il cibo o pagare l’affitto, comprerà il cibo – spiega sulle pagine del Resto del Carlino -. Così gli stessi proprietari non verranno pagati e gli inquilini perderanno la casa e dovranno sostenere anche le spese dello sfratto. Nessuno vince».
I dati di Sunia infatti evidenziano già nel 2024 un aumento degli sfratti dell’11,27 percento a Ravenna, con un totale di 237 sgomberi effettuati e 477 procedure avviate, condizione destinate a peggiorare secondo le previsioni della federazione.

Stime fuori scala secondo Scaini: «Gli aumenti non supereranno il 15 percento – spiega il presidente di Asppi –. La nostra è un’operazione sociale: l’aggiornamento dei patti serve a non far dilagare il libero mercato, che porterebbe aumenti ben più salati agli inquilini. Lavoriamo nell’interesse di ambo le parti».
Tra le altre novità apportate dall’aggiornamento, la doppia verifica dei contratti che non sono stati redatti da un’associazione di proprietari o di inquilini (al fine di garantire il pieno rispetto delle regole), la possibilità di contratti transitori inferiori a sei mesi per gli studenti universitari che seguono corsi brevi e un ulteriore aumento del 7 percento sui valori in tabella per i proprietari che passano da un contratto a canone libero (4+4) a uno a concordato (3+2), con l’idea di dare nuovo slancio a una formula spesso scartata negli ultimi anni a favore di affitti liberi o brevi.

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