Una volontaria dell’Istituto Oncologico Romagnolo di Lugo, Roberta Mengozzi, ha completato un pellegrinaggio di circa 600 chilometri, da Lugo a Roma. Trentuno tappe in esattamente un mese per un’iniziativa ribattezzata “Passi di Speranza”, perché legata a un crowdfunding sulla piattaforma dedicata www.insiemeachicura.it a favore dello IOR e del sostegno della ricerca scientifica che porta nuove prospettive di cura al letto dei pazienti oncologici. Un’ impresa fortemente sostenuta dalle persone che hanno scelto proprio la strada della donazione per far sentire tutta la loro vicinanza: alla fine sono state 96 le persone che hanno partecipato alla raccolta, per contributi totali di circa 2.500 euro.
«Questo pellegrinaggio è stato una prova difficile, impegnativa ma fortemente voluta – ha spiegato la stessa Roberta sui suoi profili social, dove ha raccontato tutta la sua avventura – sono stata sostenuta da chi mi ha mandato messaggi, seguito sui social, da chi ha fatto un’offerta per la mia raccolta fondi; mi ha aiutato tanto la mia fede, la mia forza di volontà, la bellezza incredibile dei paesaggi e gli altri pellegrini che ho conosciuto lungo il cammino. È la prima volta, tuttavia, che decido di dare un senso ancor più profondo e concreto a un mio pellegrinaggio, scegliendo di aiutare chi soffre e lotta contro un tumore. La speranza è quella di contribuire all’avanzamento delle terapie per i tanti che stanno aspettando di ricevere trattamenti che restituiscano loro il futuro».
«La quinta tappa mi ha portato a Corniolo – ricorda Roberta – : ho alloggiato presso un rifugio che, neanche a farlo apposta, si trovava proprio di fronte alla casa Natale del prof. Dino Amadori, che ha fondato l’Istituto Oncologico Romagnolo nel 1979. Ho vissuto esperienze nel percorso che mi hanno riempita d’amore: una su tutte la sorpresa che, alla decima tappa, mi ha fatto mio marito Giovanni. Quando ho visto sbucare la sua auto dalla curva di una stradina sterrata in mezzo alle montagne verso Anghiari sono scoppiata in lacrime dalla felicità. O ancora quando, in arrivo a Città di Castello, ho avuto un problema al ginocchio che mi ha costretto a rallentare: proprio quando stavo per chiamare la proprietaria dell’ostello in cui avrei dovuto alloggiare la sera stessa, per dirle che avrei tardato, ho visto una vettura accostarsi a me ed era proprio lei, che veniva a sentire se avessi bisogno di un passaggio».
«L’esempio di Roberta mostra una volta di più che il bene, quando è condiviso, è più “contagioso” del male – il commento di Fabrizio Miserocchi, Direttore Generale IOR – è bastato il suo racconto sui canali social per scatenare infatti un’ondata di generosità. In un mese di viaggio, Roberta è stata capace di ricevere una media di tre donazioni al giorno: qualcosa di straordinario, come l’impresa che ha portato a termine a 58 anni. Quando si tratta di generosità, sensibilità, vicinanza al prossimo che soffre, i volontari IOR non finiscono mai di stupirci, facendoci scoprire sempre nuovi e originali metodi per fare la differenza per il bene di tutti».



