domenica
09 Novembre 2025
dai lettori

Il residente in zona stadio: «In nome del “Dio pallone” si blocca un quartiere»

Lunghe code per il rientro a casa, vie chiuse e mancanza di servizi. Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un cittadino ravennate che chiede maggiore attenzione alla gestione degli eventi sportivi

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente la testimonianza di un lettore, residente in zona stadio, che lamenta le difficoltà di gestione dell’afflusso dei tifosi e dell’accessibilità al quartiere nelle giornate di campionato.
«Buongiorno, sono un residente della zona stadio e vorrei portare alla vostra attenzione i disagi che decine di famiglie subiscono ogni volta che c’è una partita. Tutte le testate si limitano a parlare del Ravenna calcio, del bel campionato e dei sui tifosi, nessuna ancora della situazione paradossale che si crea ad ogni partita.
Un quartiere intero, decine di famiglie, attività economiche prese in ostaggio nel nome del Dio pallone. Residenti che non possono rientrare in auto alla propria abitazione per ore prima e dopo la partita (anche durante a ridosso della fine), mercato cittadino che viene fatto sgombrare in anticipo, forze dell’ordine e polizia municipale schierata ad ogni incrocio della via San Mama (chiusa) neanche fosse il G8 di Genova, transenne ovunque che poi vengono recuperate a sera tarda  con rumore e disagio per i residenti.
E poi la vita di tutti i giorni che viene stravolta, non si possono invitare amici o parenti a cena perché le strade non sono accessibili, vengono rimossi i bidoni, non si può ordinare una pizza perché nemmeno i fattorini vengono fatti passare, persino i parenti degli anziani ospiti della casa di riposo che si affaccia su via Berlinguer non vanno a trovare i loro cari.
E tutto questo per meno di 5000 tifosi a partita, la capienza di palasport del basket in A, un quarto della tifoseria del Cesena in B con uno stadio altrettanto a ridosso del centro ma senza tutte queste restrizioni.
Sabato 8/11 per l’incontro con la Torres erano presenti circa 70 tifosi sardi (SETTANTA!) e sono potuto rientrare a casa alle 20.15 quasi un’ora dopo la fine della partita. Con me in attesa altre auto, una ragazza doveva dare un medicinale al cane, un signore voleva rientrare al b&b dove alloggiava perché il mattino dopo doveva correre la maratona. La settimana precedente per l’Ascoli partita a rischio (oltre 600 tifosi) è andata anche peggio ai residenti.
Dato che i tifosi ospiti vengono convogliati nei parcheggi dietro la questura, da lì incanalati e scortati verso via Punta Stilo fino al loro settore (lasciandosi alle spalle rifiuti e bottiglie di birra tra l’altro) e poi fatti uscire in sicurezza un’ora dopo la fine della partita che senso ha blindare tutto il resto del quartiere?
Chi paga e quali sono i costi di tutto questo personale delle forze dell’ordine impiegato, di chi sposta e rimette i bidoni, di chi transenna ecc?  Mi domando se sia possibile almeno un pass per i residenti da esibire ai controlli e poter accedere alla propria casa.
Se dovesse andare in serie B, e come sembra ristrutturino lo stadio non immagino cosa possa succedere, avremo gli elicotteri e i cecchini sui tetti.
Ho parlato con altri residenti e famiglie del quartiere, con titolari di attività di bar e ristorazione e il sentimento di rabbia e frustrazione è comune a tanti.
Abbiamo l’esempio di attività e bar che vengono chiuse perché sussiste il rischio di spaccio o di risse, allo stesso modo se esiste questo grande rischio per la sicurezza della città per i tifosi che il Sig. Questore chiuda il settore ospiti e il problema si risolve con risparmio di soldi e disagi per tutti. Ma come dicevo nel nome del Dio pallone…».
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