Il reparto di Ginecologia ed Ostetricia del Santa Maria delle Croci fa un importante passo avanti nell’ambito della prevenzione: grazie alla donazione dell’Istituto Oncologico Romagnolo, l’ospedale è ora dotato di un ecografo di ultima generazione, dal valore di 126 mila euro. La strumentazione di alta precisione è in grado di identificare anche lesioni microscopiche e intercettare neoplasie che, nelle fase iniziali della malattia e quindi le più curabili, raramente sono visibili. Tali patologie, che ricadono sotto la categoria di tumori ginecologici, colpiscono ogni anno circa 1.500 donne in Emilia-Romagna: se individuati con ritardo richiedono un percorso di cura più invasivo e demolitivo, con un forte impatto sulla qualità di vita della paziente che ne soffre, oltre a presentare percentuali di sopravvivenza minori.
Il nuovo macchinario è stato inaugurato oggi, 12 novembre, quando il dottor Francesco Catania e il suo staff hanno scartato quello da loro definito “un regalo di Natale anticipato”. L’oncologia non sarà però l’unico ambito su cui l’ecografo potrà fare la differenza, ricoprendo un ruolo determinante nel far pendere la bilancia dalla parte della salute e della vita. Il macchinario sarà infatti utilizzato per lo studio del cuore fetale, contribuendo a diagnosticare in fase prenatale le cardiopatie congenite e ottimizzando il percorso di nascita ed il management delle gravidanze in presenza di patologie.
«Con profonda gratitudine desidero condividere con la comunità un momento di grande significato per la nostra Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Ravenna: la donazione di un ecografo di altissima qualità, che rappresenta un salto tecnologico fondamentale per la nostra attività clinica e diagnostica – ha aggiunto il dottor Francesco Catania, responsabile del reparto – questo strumento all’avanguardia ci consentirà di potenziare in modo significativo la nostra capacità di diagnosi precoce. In ambito ginecologico, sarà possibile individuare tumori in fase iniziale, migliorando le prospettive di cura e sopravvivenza per molte donne. In ambito ostetrico, l’ecografo ci permetterà di rilevare con maggiore precisione e tempestività eventuali malformazioni cardiache fetali, offrendo così alle famiglie percorsi assistenziali più mirati e sicuri In un periodo storico in cui le difficoltà nel reperire fondi sono ben note, questo gesto assume un valore ancora più profondo».
Tra gli eventi chiave che hanno permesso allo Ior di acquistare un dispositivo tanto efficace e costoso, la “Charity Dinner IOR” di Ravenna, che si è tenuta lo scorso 21 novembre alla “Sala delle Rose” del Ristorante “La Campaza”. La cena di raccolta fondi ha messo a sedere 131 persone, per un incasso di circa 17.000 euro cui hanno contribuito anche diversi sponsor come Vivai Landi, Rosetti Marino Spa, Forlini Ottica, Conad Cesarea Ravenna, Abr Impianti Cna, Confartigianato e Confesercenti. Tra i maggiori sostenitori, Arcobaleno Spac e La Bcc Ravennate, Forlivese e Imolese, con donazioni rispettivamente di 30 mila e 20 mila euro.
«Quando l’obiettivo è tanto ambizioso è normale che, per raggiungerlo, occorra un grande lavoro di squadra – ha spiegato nel corso della cerimonia il Vicepresidente IOR, Mario Pretolani –, ma in questo senso abbiamo trovato come sempre un grande riscontro da parte del territorio. Ricordiamo che il nostro prossimo “Charity Dinner” è in programma giovedì 20 novembre, dalle ore 20, al Grand Hotel Mattei. Questa volta il tema della serata sarà il sostegno delle famiglie che affrontano le fasi terminali della malattia di un proprio caro tramite il servizio d’assistenza domiciliare fornito dalle nostre OSS qualificate: una possibilità che vorremmo estendere a quante più persone possibili sul nostro territorio e di cui c’è un’esigenza tangibile».
Solo nel 2024, infatti, le operatrici della provincia hanno seguito 109 pazienti direttamente nella loro abitazione, per un totale di circa 1.500 accessi. Si tratta di un’opera doppiamente importante, per garantire dignità e igiene a chi soffre e sollievo e conforto al famigliare, in modo che non senta sulle proprie spalle l’intero peso di una malattia terminale di un proprio caro.



