La sezine di Ravenna dell’associazione ambientalista Italia Nostra e il comitato Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna hanno inviato a Soprintendenza e Diocesi una formale diffida all’abbattimento dei pini al mausoleo di Galla Placidia, «prima che sia stato adempiuto l’obbligo di trasparenza e di condivisione dei risultati con la cittadinanza – vista l’importanza del sito – e prima che ne siano stati analizzati – in tempi celeri – i contenuti da esperti di chiara fama per conto di cittadini e associazioni».
Cittadini e associazioni denunciano di aver atteso invano di ricevere notizie «sul destino dei 12 maestosi e monumentali pini domestici che da almeno 80 anni caratterizzano uno dei siti più preziosi al mondo – si legge nella nota inviata alla stampa -. La Soprintendenza non ha risposto nonostante i solleciti, ma nella giornata di giovedì 20 novembre è apparso un cartello a sua firma che preannuncia abbattimenti imminenti. Tra l’altro, con stupore si apprende che la più antica Soprintendenza d’Italia non conosce nemmeno il simbolo di Ravenna, di Roma e dell’Italia intera! Nell’avviso infatti parla di “pini marittimi”, quando invece anche i più sprovveduti sanno che si tratta di pini domestici, o italici».
La vicenda inizia già alcuni anni fa, quando anche alla nostra redazione arrivano segnalazioni per la presunta pericolosità dei pini, che secondo alcuni metterebbero a rischio anche i monumenti storici. «I pini che collegano visivamente la Basilica col Mausoleo – continua la nota degli ambientalisti – costituiscono un contesto straordinario tra i più ammirati al mondo e sono ovviamente tutelati per legge come il preziosissimo ambito monumentale a cui appartengono. La loro distruzione, dunque, non può avvenire senza tutte le più attente e approfondite valutazioni, tese ovviamente a tutelare per primo il Mausoleo paleocristiano, ma in secondo luogo anche il filare alberato, arrivando alla rimozione solo dopo aver percorso tutte le alternative possibili, compresa quella del ripristino in caso di albero irrecuperabile».
Il gruppo Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna e Italia Nostra si sono attivati mesi fa, «sia organizzando un sopralluogo con uno dei massimi esperti italiani, che ha trovato visivamente i pini in buona salute, sia chiedendo di capire che cosa si stava preparando per il filare, tramite un accesso atti. Nessuna risposta. Dopo un sollecito e diversi mesi trascorsi, risponde la Soprintendenza, comunicando di aver informato della richiesta atti il soggetto controinteressato, ovvero la Diocesi. Soggetto che, a questo punto, potrebbe essersi opposto alla richiesta di trasparenza. Passano i mesi e nulla viene più comunicato, tantomeno gli atti e i risultati di eventuali prove effettuate. Ricordiamo, tra l’altro, che le prove a trazione che vengono nominate nell’avviso apparso giovedì, non sono la prova “definitiva” per condannare gli alberi, sempre che ci sia la volontà di salvarli, e vanno anch’esse analizzate a fondo e confrontate, come capitato per casi analoghi anche di recente. Un episodio di opacità intollerabile, tanto più grave perché riguarda un patrimonio universale della collettività non solo ravennate. Chi siamo per distruggere ciò che ci è stato tramandato, togliendolo al godimento delle future generazioni?».
Ora il cartello che annuncia abbattimenti e gli ambientalisti che lanciano «un appello al sindaco di Ravenna affinché si attivi presso Diocesi e Soprintendenza per scongiurare un danno irreparabile a un patrimonio storico unico della nostra città che rischia di andare distrutto senza nemmeno sapere perché».



