Suoni e musiche dallo spazio profondo riprodotti su dischi in vinile – ma anche poster di film e altri oggetti, molti dei quali di impronta vintage – sono al centro di una curiosa rassegna ideata e curata, grazie ai pezzi della sua collezione, dal giornalista aerospaziale ravennate Stefano Cavina. La mostra è allestita nelle vetrine della “private banking” della Cassa di Risparmio, in piazza del Popolo a Ravenna, e resterà visibile fino al 25 giugno.
«Il vinile, rigorosamente nero, è stato il supporto musicale più conosciuto e diffuso al mondo, e insieme alle “cassette”, ha accompagnato generazioni di giovani, che dopo la Seconda guerra mondiale vissero gli anni della ricostruzione e del boom economico – scive nella sua introduzione alla mostra Stefano Cavina –. Allora, insieme alla Radio, la TV e il registratore, il giradischi era l’elettrodomestico più diffuso per ascoltare la musica in casa e con gli amici.
Oltre all’aspetto musicale, il vinile ebbe anche un importante ruolo nell’informazione. Nel decennio 1960-1970, la gara spaziale fra russi e americani raggiunse il suo culmine con lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong. In quegli anni non esistevano Wikipedia, YouTube o i podcast, né il mercato del filesharing, dei lettori MP3 e degli smartphone, e se si escludono i giornali, e qualche diretta radio televisiva, se si volevano sentire le voci degli astronauti, o ripercorrere le missioni spaziali, l’unica via, oltre naturalmente ai supporti registrati su nastri, era quella di acquistare i popolari vinili, sia 33 che 45 giri».
«Il vinile era così diffuso, che nel 1977 la NASA decise di mandarne uno nello spazio, a bordo delle due navicelle Voyager – contunua il curatore della rassegna –. Le due sonde erano destinate a esplorare Giove, Saturno, Urano e Nettuno, per poi uscire dal Sistema Solare, e perdersi nello spazio cosmico. Per questo motivo, si pensò di incidere un messaggio di fratellanza su un disco, senza dimenticare le istruzioni per costruire un giradischi, nel caso che una civiltà extraterrestre, avesse trovato le sonde. Naturalmente il vinile era già da tempo il Re incontrastato della musica. Molti compositori e cantanti trovarono profonde ispirazioni nell’esplorazione della nuova frontiera. Altri, più semplicemente, si affidarono a copertine direttamente prese dalle imprese spaziali. Alcune divennero straordinariamente famose, come “Major Tom” dal disco Space Oddity di David Bowie, che la BBC prese come colonna sonora per le sue quotidiane trasmissioni sulle missioni lunari Apollo degli anni ’60. Oppure “Walking on The Moon” dall’album Reggatta de Blanc dei Police, il cui clip cinematografico fu girato al Kennedy Space Center, in Florida, all’ombra del Saturno V, il gigantesco vettore che portò i primi uomini sulla Luna. Vi sono poi le composizioni per la NASA di Vangelis, fino ad arrivare allo straordinario “Artemis” (nome del nuovo progetto spaziale della NASA) della pluripremiata violinista, cantautrice e performer Lindsey Stirling. E questi sono solo alcuni».
«Fra scienza e fantascienza – conclude Stefano Cavina – il vinile finì per diventare il supporto di fantastiche colonne sonore, di film la cui trama, basandosi sulle scarse conoscenze del tempo, forniva un’anticipazione delle pericolose esplorazioni sulla Luna e su Marte, ma anche della visita di alieni più o meno pacifici. Un filone, quello fantascientifico, che poi l’ha fatta da padrone, con le splendide colonne sonore che accompagnavano capolavori quasi dimenticati, come Metropolis, Pianeta Proibito, Ultimatum alla Terra, Star Trek e così via fino ad arrivare al colossal cinematografico 2001 Odissea nello Spazio di Kubrik. Pellicole e colonne sonore, che continuano a riempire le sale cinematografiche di appassionati del futuro, come l’ultimo capolavoro di Denis Villeneuve: Dune, al cui successo hanno certamente contribuito le oniriche musiche di Hans Zimmer. Oggi, dopo anni i oblio ed essere stato quasi cancellato dal supporto digitale, mentre lo streaming è in pieno sviluppo il vinile, dato per morto ma mai definitivamente abbandonato, è risorto a nuova vita ma con un ruolo diverso, non più solo un supporto musicale, ma oggetto di ricerca e valorizzazione di brani musicali; un tempo soggetti a migliaia di copie con evidente deterioramento del supporto, grazie alla stampa di poche migliaia, se non solo centinaia, che oltre a valorizzare i brani registrati, insieme alle versioni colorate sono la gioia dei collezionisti, perché il vinile è di per sé trasparente, e solo colorato nella maggior parte dei casi di nero».