Ma chi vuole davvero approvare la Carta archeologica?

Già nel 2010 il Comune di Ravenna fece un’indagine di mercato per trovare soggetti in grado di realizzare uno studio sul tema e nel 2012 l’Amministrazione ne promise la realizzazione entro l’anno. Sei anni dopo, invece, il Comune di Ravenna è ancora uno dei pochi in regione (tra i medio-grandi) a non avere la cosiddetta Carta delle potenzialità archeologiche.

Semplificando il più possibile si tratta di una sorta di mappa del sottosuolo della città (in questo caso di una città che è stata anche capitale di un impero…) che i Comuni recepiscono all’interno della loro pianificazione urbanistica e che quindi dà indicazioni non solo sul passato ma anche su come costruire (in ogni senso) il futuro. Di fatto con la Carta il territorio viene suddiviso in vari livelli di “rischio archeologico”: più alto sarà e più saranno i vincoli in caso di nuova costruzione o di nuovo intervento anche su un’area già edificata.

L’esempio più attuale è quello della nuova Despar che sorgerà al posto dell’ex concessionaria Francia, a Ravenna, in un’area sotto la quale pare ci sia una necropoli; se fosse in vigore la Carta il progetto non sarebbe stato realizzabile allo stesso modo. Si tratta quindi di un documento che sarebbe d’aiuto in primo luogo alla Soprintendenza archeologica, che al momento non è  in grado di controllare ogni cantiere privato e, soprattutto, a norma di legge, ha la possibilità di intervenire solo in caso di ritrovamenti. Uno strumento di archeologia preventiva (fortemente “consigliato” anche dalla nuova legge in materia) che in una città come Ravenna, con percentuali di cementificazione da record registrate nel corso degli ultimi decenni, non può che essere accolto con una certa diffidenza. A partire dai nostri amministratori che danno l’impressione sì, di volerla approvare, ma senza fretta. Che è un iter lungo e complesso, ma bisogna pure stare attenti a non mettere troppi vincoli – dicono – a non rendere ancora più intricata la burocrazia, che gli immobiliaristi vivono un brutto periodo e non vorremo mica infierire, no?

Il “problema” è che la Carta sarebbe già pronta. Almeno nella stesura della società di Reggio Emilia che si è aggiudicata il bando del 2014 e l’ha consegnata al Comune ormai più di un anno fa, ricevendo come pattuito 20mila euro di corrispettivo dall’ente pubblico, i classici “nostri soldi”. Da quel momento gli addetti ai lavori (tra cui la Soprintendenza) ci dicono che non è più successo nulla, o quasi. Fino a questi giorni in cui, forse anche grazie al nostro pungolo (abbiamo pubblicato un approfondimento a fine marzo), i lavori sembrano essere ripartiti per portare la Carta nelle commissioni e poi in consiglio comunale per l’approvazione.

Chissà quando, viene da chiedersi. Ma allora perché fare un bando, quattro anni fa? Non bastava coinvolgere la nostra università, così all’avanguardia sul tema, e che già si è occupata di Carte di altri comuni? Almeno si sarebbe potuto dare la colpa dei ritardi a studenti svogliati…

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24