Per chi suona la campana

Fausto PiazzaIl “buon governo” della sinistra non incanta più e il modello emiliano romagnolo si sgretola il 4 marzo come la neve sotto la pioggia di voti “contro” che vanno a ingrossare la dote di consensi dei Cinque Stelle e della Lega. Il Pd perde il primato di partito egemone a Ravenna – ma anche in alcune circoscrizioni e in altri comuni importanti del territorio – “sorpassato” dalla coalizione di centro destra e dai grillini. Il crollo è clamoroso, con percentuali in discesa fino a due cifre: i dettagli della batosta elettorale in primo piano all’interno giornale.
C’è frustrazione e musi lunghi fra amministratori, funzionari e militanti dei democratici e delle altre formazioni a sinistra. Un misto di sconcerto, supponenza (che tende a incolpare l’irrazionalità dei votanti), timorpanico (il potere logora chi ce l’ha, in questo caso) agitano il cuore e confondono la mente. Ci vorrà tempo per elaborare il lutto ed eventuali strategie di rivincita. Anche se la catastrofe – va sottolineato – era quasi annunciata, fin dalle ultime regionali, poi dalle amministrative (vedi la vittoria risicata a Ravenna di De Pascale), acuita dalle divisioni interne che hanno disorientato e sfiancato anche i più duri e puri, senza costrutto (vedi i “miseri” risultati di LeU).

A quanto pare non ci sono più roccaforti, né eventuale buona esperienza amministrativa che tenga: welfare e benessere diffuso non reggono più e una crisi senza fine inquieta anche la piccola borghesia conformista e le piccole imprese che vedono l’erosione dei reditti e un futuro grigio. Dilaga la sfiducia e la voglia di cambiare: sono diventati la maggioranza quelli che a “cambiare“ regime non hanno “nulla da perdere“.

Già, i cittadini elettori saranno chiamati appena fra un anno a rinnovare le amministrazioni comunali di città importanti come Lugo, Cervia, Russi e Bagnacavallo… – e poi le elezioni regionali – dove governa il centro sinistra. La questione ora è capire se anche in queste circostanze elettorali l’esperienza di governo sarà consolidata o spazzata via dalla marea del cambiamento che ha segnato le elezioni politiche. A prescindere, per l’appunto, dai risultati più o meno apprezzabili ottenuti da queste amministrazioni.

Fra gli ottimisti, questa onda lunga potrebbe non avere gli stessi effetti a livello locale, dove diversi meccanismi elettorali e la vicinanza fra candidati ed elettori, problemi e risoluzioni sul territorio avrebbero l’effetto di una maggiore ponderazione del consenso.
Per i pessimisti invece, non c’è pezza che tenga, la crisi della sinistra è sistemica, anzi – in questa era post ideologica permeata da paure ed egoismi, piagnistei e risentimenti – è legata ad un profondo deficit di valori: solidarietà, diritti civili, equità economica e sociale. Temi e valori misconosciuti dalle masse e ormai inesorabilmente minoritari.

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