Una sentenza costituzionale grimaldello per far saltare i fondi per la Darsena

I soldi del bando periferie bloccati dal governo ma anche il Pd ha votato a favore dell’emendamento. I grillini: «Saranno finanziati solo i veri interventi di riqualificazione»

RAVENNA 17/10/2013. FOTO AEREE

Il Movimento 5 Stelle in una nota firmata dalla sottosegretaria alle Infrastrutture Laura Castelli e dai deputati romagnoli Marco Croatti, Giulia Sarti e Carlo Ugo de Girolamo spiegano i motivi che hanno spinto il governo a posticipare i fondi del bando periferie che slitteranno di un paio d’anni. Per ora saranno arriveranno fondi solo i primi 24, ovvero quelli che avevano ottenuto un punteggio superiore a 70 ed erano stati immediatamente dichiarati finanziabili dal governo a guida Pd. Ravenna era arrivata al 73esimo posto. Abbondantemente fuori dalla rosa dei 24. Il Comune aveva appena approvato i progetti esecutivi che i privati avevano presentato e – in questo senso – c’è l’unica consolazione per gli imprenditori: le spese progettuali saranno rimborsate. Per il resto, pare di capire, si vedrà. Anche perché la novità più grossa non riguarda tanto la posticipazione dei fondi quanto la verifica di quanti saranno effettivamente finanziati. Infatti il precedente governo, dopo aver lanciato il bando, aveva deciso di sostenere con due miliardi tutti i 120 progetti presentati. Non sarà più così. Resta da vedere se Ravenna sarà confermata tra i finanziamenti ma è chiaro che saranno ben pochi i privati che rischieranno in proprio, senza le garanzie del cospicuo finanziamento statale.

I deputati Cinque Stelle rivendicano «con orgoglio» l’emendamento che proroga i termini «grazie  al quale si sblocca finalmente 1 miliardo di euro per investimenti degli 8000 Enti locali. È il colmo che oggi il Pd ci attacchi visto che ha votato a favore dell’emendamento ma, soprattutto, dopo che ha promesso dei fondi con una norma sulla quale è intervenuta una pronuncia di illegittimità costituzionale». Vale la pena approfondire: la sentenza è la numero 74/2018, basata su un ricorso della Regione Veneto. La stessa sentenza ha messo a rischio anche i fondi destinati alla riqualificazione degli edifici scolastici che – solo a Ravenna – vale sette milioni di euro. 

Pù nel dettaglio, il Veneto ha fatto ricorso contro la norma contenuta nella legge Finanziaria dello scorso anno che istituiva una serie di fondi pluriennali in vari ambiti, alcuni dei quali giudicati di competenza della Regione senza che questa venisse in alcun modo chiamata in causa sul modo in cui utilizzare i fondi. Un classico conflitto di competenze Stato-Regioni che ha portato i giudici a giudicare fondato il ricorso. Dato che la stessa sentenza sottolinea la necessità di garantire le procedure in corso, i primi 24 progetti si sono salvati.

«Vista la necessità di rispettare la sentenza della Consulta – scrivono i grillini – , è stato necessario intervenire per analizzare i restanti progetti e valutare quali abbiano davvero una funzione di rilancio per le periferie. In ogni caso le spese progettuali già sostenute verranno rimborsate. Va comunque sottolineato che il bando per le periferie era stato finanziato dal precedente Governo per metà dell’importo complessivo. Si trattava quindi di mere promesse più che di risorse messe realmente a disposizione». In effetti le tempistiche dell’arrivo dei fondi a Ravenna non erano ancora stati chiariti.

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Il governo ha ora «tolto ai sindaci il diritto di scegliere come usare le risorse, come affermato dalla Corte Costituzionale». Il riferimento è alla necessità, sottolineata dalla Corte, di un’intesa Stato-Regioni laddove ci fosse un intervento oggetto di un campo di intervento proprio del potere regionale. I soldi, intanto, saranno utilizzati in altro modo: «Abbiamo perciò deciso di utilizzare le risorse stanziate per le convenzioni negli anni 2018 e 2019 non solo per alcuni dei progetti dei Comuni capoluogo che hanno partecipato al Bando, ma per tutti gli 8.000 Comuni d’Italia, al fine di consentire alle tante amministrazioni comunali con avanzi di amministrazione di poterli utilizzare immediatamente per investimenti in opere pubbliche, secondo un criterio di premialità e di equità e rispetto di principi costituzionali». In altre parole i fondi saranno spalmati in tutti i municipi italiani.

Per ora i progetti restano congelati. Ma non ci saranno soldi per tutti.  «Non tutti i progetti sono uguali» e ora «è necessario distinguere tra i Comuni che hanno dato avvio a progetti già esecutivi e su cui si è già investito per il rilancio delle periferie e chi invece utilizza questo fondo al solo scopo di creare progetti di facciata». Poi l’affondo: «Gli attacchi ricevuti si trasformano e in un boomerang perché l’emendamento 13.2 che ha istituito il nuovo Fondo è stato votato all’unanimità da tutte le forze politiche, anche dallo stesso Partito Democratico e dal senatore Matteo Renzi».

Nel frattempo arriva anche la nota del meet up “A Riveder le Stelle”, guidato da Francesca Santarella:  «Il progetto presentato da Ravenna  ha subito alcune modifiche, come lo spostamento del secondo stralcio di Darsena PopUp» oltre al superamento del progetto del Sigarone all’ex Sir mentre  «permangono diversi dubbi sul progetto complessivo». Per il meet up dunque «sembrano quindi ben fondate le istanze di una verifica generale di un ambizioso progetto partito esattamente due anni fa, mentre pare che nemmeno un euro sia mai arrivato a Ravenna da parte del Governo precedente. Fermo resta, comunque, che uno degli obiettivi di Governo che abbiamo perseguito anche localmente, sia la riqualificazione delle aree degradate, attraverso cui abbattere il consumo di suolo, combattere il degrado sociale, favorire sicurezza ed integrazione, recuperare gli edifici di pregio dismessi, effettuare, in sostanza, la “ricucitura” di parti di città»

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