Film del “ventennio”: il cult che ha diviso la critica

 

Continuiamo la retrospettiva dedicata a film in età variabile tra l’adolescente vigoroso e il quasi ventenne (qui Lost in Translation), alla ricerca di conferme in streaming.

Donnie Darko (di Richard Kelly, 2001)

Nel bel mezzo degli anni Ottanta la stanza da letto dell’adolescente Donnie viene distrutta dal motore di un aereo caduto dal cielo, ma fortunatamente il protagonista, in preda a sonnambulismo, è nel suo cortile mentre parla con uno strano essere travestito con la testa di un coniglio, che scopriamo diventerà fedele compagno di sogni. Dopo questo incipit assai misterioso, la vita di Donnie pare tornare a un’apparente normalità pur continuando ad avere questi “incontri”, che ci pongono domande su dove si trovi realmente il ragazzo. Sogno o dimensione temporale diversa? O semplice (si fa per dire) percezione dello spettatore?

Opera prima di un giovanissimo Kelly (classe 1975, fate i conti) che spazia con alta creatività dal teen movie ’80 agli incubi in stile Lynch con abilità e cinefilia (citazioni raffinate in abbondanza), passando per la fantascienza tanto gettonata nel periodo in cui si svolge la storia.

Alla mano incredibilmente sicura del regista si affiancano successi e chicche musicali (alcune reinterpretate) del periodo che disegnano magnificamente la cornice di una storia estremamente complessa.

Realizzato grazie all’aiuto di Drew Barrymore che recita una parte nel film, Donnie Darko è il film che di fatto lancia Jake Gyllenhall, e in maniera minore sua sorella Maggie che troverà la fama l’anno dopo con Secretary. Completano il cast Mary McDonnell e la sfortunata icona del periodo Patrick Swayze, in uno dei suoi ruoli più affascinanti e bizzarri.

Un film uscito in sordina, che è diventato nel giro di pochissimo un vero e proprio cult grazie ai passaparola su internet, tanto che era inizialmente inedito in Italia. A seguito del grandissimo successo, nel 2004 non solo uscì nelle nostre sale, ma al Festival di Venezia fu presentata un’interessante e chiarificatrice Director’s Cut, più lunga di quasi mezz’ora e rimontata seguendo le pagine del fittizio libro sui viaggi nel tempo, scritto da uno dei personaggi della storia, Nonna Morte.

Un film che ha diviso senza appello: ha fatto innamorare molti cinefili, mentre altri non lo hanno mai digerito. Questi ultimi si sono vendicati nel vedere presto tramontata la carriera di Kelly, non solo nel suo ultimo The Box (2009), insuccesso di critica e di pubblico, ma soprattutto con un film maledetto dal titolo Southern Tales (2006, durata 3 ore) che uscì a Cannes sommerso da fischi e recensioni da “peggior film di sempre”. Quest’ultimo lavoro fu tagliato, accorciato e rimesso un po’ a posto, ma restò la sua Caporetto (e ne parleremo, di questo film, che presto tornerà inevitabilmente in auge da quanto è assurdo).

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