Basta un’ora di lavoro a settimana per risultare “occupati” Seguici su Telegram e resta aggiornato La storia di Licia, 43 anni: una collaborazione saltuaria non le permette di partecipare a un concorso per disoccupati Non disoccupata a sua insaputa. Una bella sorpresa? Macché, per Licia Fiorentini scoprire di essere “occupata” è un problema. Con ordine: Licia, 43enne ravennate, crea contenuti pubblicistici per un’agenzia bolognese. Si tratta di una collaborazione occasionale: «Quando hanno bisogno mi chiamano. Si tratta di un lavoro di qualche ora a settimana, una collaborazione in regola, non in nero». Paradossalmente il suo problema è proprio questo: essere stata messa in regola per quelle poche ore di lavoro. Qualche settimana fa, infatti, la donna – giornalista pubblicista – ha fatto richiesta per partecipare a un corso organizzato dalla Regione Emilia-Romagna a Bologna. Si tratta di un corso dedicato ai disoccupati e a numero chiuso nei quali i 12 partecipanti imparano a creare contenuti redazionali e prodotti editoriali per l’infanzia. Per partecipare occorreva dimostrare di essere disoccupati e la 43enne è andata al centro per l’impiego per avere il certificato: «Con mia grande sorpresa – racconta – ho scoperto che quell’accordo di collaborazione costituiva un lavoro a tutti gli effetti e quindi ora risultavo occupata. La legge è cambiata: prima c’era una soglia di guadagno minimo, ora basta un’ora di lavoro e si risulta occupati. Ora capisco perché l’occupazione è in aumento…». Per il corso, insomma, niente da fare: «Mi hanno detto che c’è questo vuoto normativo e non c’è modo nemmeno di accedere alla selezione. Io continuo a fare i miei lavori saltuari, distribuisco anche giornali e volantini, ma con queste norme mi chiedo come ci si possa ricollocare sul mercato del lavoro. Chissà, magari devo dedicarmi al calcetto…». Total41 41 0 0 Forse può interessarti... Cgil: «Centinaia di ravennati a Roma per il corteo contro i nuovi voucher» Dipendenti comunali, 4 su 100 usano i mezzi pubblici per andare al lavoro Per un’etica della moda: due giorni per "coltivare" un'altra economia Seguici su Telegram e resta aggiornato