Jack Cannon e altri viaggi nel torbido

Certo non si può dire che si ponga dei limiti, Bruno Dorella. Batterista dei Bachi da Pietra e degli Ovo, chitarrista e compositore dei Ronin, direttore della Byzanthium Experimental Orchestra, si cimenta come critico musicale su questo giornale (a pagina 10 il suo “disco del mese”) e in veste di giornalista ha pure intervistato Lorenzo Senni all’ultimo festival Transmissions di Ravenna, dove ha tra l’altro debuttato per la prima volta davanti a un pubblico con il suo nuovo duo, Tiresia. Poteva, dopo aver tentato in passato anche la strada del discografico, non debuttare come solista?
Tarzan Records JACK CANNON 3 Rimandato a chissà quando l’esordio con i suoi nome e cognome, l’artista milanese, ormai da tempo di stanza a Ravenna, esce ora (il 2 dicembre per Tarzan Records) con quello che resterà comunque il suo primo album da solista, dietro lo pseudonimo Jack Cannon. Un vinile in 200 copie dalle finiture eleganti (e la bella copertina a cura di Ratigher, fumettista e direttore di Coconino Press, al cui graphic novel Trama è ispirato l’intero lavoro) in cui Dorella  suona di tutto (batteria, chitarra, basso, percussioni, field recording, elettronica e ci mette pure insospettabilmente la sua voce, seppure ben nascosta) lungo due sole tracce per comunque 33 e rotti minuti complessivi di viaggio, fuori da qualsiasi schema ma dentro cui non è poi così difficile entrare. Anzi, si tratta di un ascolto a tratti davvero trascinante, che parte da percussioni etniche per arrivare a chitarre acustiche di stampo quasi post-rock, passando per brevi momenti di ispirazione doom metal e poi a voci narranti che non possono non ricordare i Massimo Volume (si tratta invece di Marco Cavalcoli, attore dei Fanny & Alexander, che legge Buzzati) e a un rap molto raffinato (l’ospite è il ravennate Moder), su sonorità quasi sospese (in un crescendo rock), che sarebbe bello facessero scuola anche in Italia. Una chicca non solo per cultori (già in streaming gratuito su Rockit), che sarebbe bello non restasse una sorta di divertissement.
Zanni In qualche modo legato a Dorella, vuoi per la Ravenna sullo sfondo, vuoi per la partecipazione all’ultimo Transmissions o per la scelta del vinile, merita qui una segnalazione anche il nuovo disco sulla lunga distanza di Adriano Zanni, uscito a metà novembre per l’etichetta di culto veneta Boring Machines, a otto anni dal suo ultimo lavoro a nome Punck, apprezzato anche al di là dei confini nazionali. Qui siamo in territori più sperimentali ma Disappearing è come una sorta di Zanni (solo in apparenza) pacificato, meno “noise” rispetto al passato, anche recente (sono usciti anche altri due suoi lavori brevi quest’anno) con riferimenti che dagli Autechre passano al Murcof più neoclassico. Una sorta di ambient disturbata, una musica che appare quasi in dissolvimento, di un’eleganza glaciale e un’inquietudine che ricorda quella dei rumori di fondo dell’ultimo Twin Peaks (come ne parliamo nell’intervista sempre a pagina 10). Resterà, ancora una volta, testimonianza di un’elettronica sperimentale che poco ha da invidiare con i più celebrati colleghi europei e americani.
Tir Clima E infine, per restare nel campo dell’elettronica in qualche modo torbida, ma in questo caso molto più muscolare, ecco il bel debutto (su Ribéss) di  TIR, duo riminese che si muove tra ambient, industrial, post-rock e – come lo definiscono loro – post-clubbing, con un tentativo di rendere il tutto più d’impatto grazie in particolare all’utilizzo del synth. Il disco si chiama Clima e verrà presentato dal vivo il 14 dicembre al Neon Cafè di Rimini.

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