venerdì
24 Ottobre 2025

Bauman, la paura dello straniero e l’inevitabile confronto con la realtà

Condividi

Zygmunt BaumanNato nel 1925 in Polonia, Zygmunt Bauman è considerato il padre della sociologia contemporanea, ed è stato uno dei pensatori più lungimiranti del nostro secolo. Scomparso l’anno scorso Bauman ha saputo nel corso della sua vita spiegare i motivi del mutamento della società e anticipare la precarietà della vita moderna, lavorativa e sentimentale, coniando il termine di “società liquida”. Prima di lasciarci ha fortunatamente fatto in tempo a scrivere del cambiamento sociale che caratterizzerà il nostro secolo, ovvero le “migrazioni di massa”. Stranieri alle porte (Laterza, tradotto da Marco Cupellaro), saggio del 2016, è uscito in una nuova edizione in collaborazione con il “Corriere della Sera” con la prefazione di Donatella Di Cesare.

Stranieri Alle Porte BaumanPer il sociologo la questione dello “straniero” è destinata a creare sempre più conflitti nei prossimi anni, per questo è urgente capire come affrontarla. Visto che oggi tutti parlano di migrazione, ma pochi hanno la pazienza di documentarsi, il consiglio è quello di far leggere questo libro anche perché Bauman raramente ha sbagliato i suoi pronostici. (Spoiler: leggere un libro richiede più tempo e concentrazione che scrivere un tweet).

Il libro è illuminante e ogni tentativo di sintetizzarne i concetti in questo poco spazio parrebbe riduttivo. Posso però anticiparvi il punto di partenza del ragionamento di Bauman, ovvero che la questione della migrazione è destinata a generare sempre più problemi, e che anche le soluzioni per risolverla ne genereranno altri. Quindi non sarà un cammino indolore.

Innanzitutto è fondamentale ricordare che la popolazione europea è in forte diminuzione percentuale rispetto a quella globale, e quindi sarebbe impensabile mantenere l’odierno standard di vita di un europeo se non arrivasse forza lavoro dall’esterno. Il mercato, che ormai ha un potere superiore a quello dei singoli governi, si può reggere solo se il movimento delle merci e delle persone rimarrà aperto. Analizzando i dati di crescita demografica ci accorgiamo che – al contrario dell’Europa – l’Asia e l’Africa stanno crescendo velocemente. Per avere un’idea più concreta, con l’attuale tasso di natalità, nel 2050 la popolazione della sola Nigeria sarà pari a quella di tutta l’Europa. Veramente pensiamo che fermare al confine o in mare sparuti gruppi di migranti possa cambiare l’inevitabile confronto con la realtà? Per il sociologo la strada da seguire è quella di un dialogo informale tra residenti e migranti, che parte dai singoli e non necessariamente dalle istituzioni, percepite come distanti e deboli.

La reazione xenofoba e razzista di parte della popolazione è naturale e deve essere superata affrontandola. Visto che non è immaginabile fermare questo movimento di persone, l’unica soluzione è imparare a conviverci. Il timore delle persone però è da prendere in seria considerazione, comprendendo che la paura dello straniero è in realtà frutto di una più generale insicurezza sociale.
«Abbiamo eletto gli stranieri a causa di tutti i nostri mali. In realtà il nostro senso crescente di precarietà e paura dipende dalla incapacità di governare l’enorme forza dei processi di globalizzazione». C’è una paura generalizzata dovuta all’insicurezza del nostro modello economico attuale, l’immigrato è diventato un facile appiglio a cui aggrapparsi, per scaricare una colpa che in realtà è del sistema economico globalizzato.

La situazione incerta dovuta all’economia e alla presenza di governi fragili porta gli individui a vivere in uno stato di perenne ansia e timore a cui non sanno dare una ragione precisa. La presenza di persone sconosciute nelle proprie città, dal comportamento diverso dal loro, li porta a dubitare e a temere questa novità. Gli immigrati sono un elemento sconosciuto e l’incertezza incarna il pericolo. Il mondo oggi è più complesso e questo aumenta la naturale diffidenza dell’uomo verso il diverso. «Non so chi sono, non capisco come pensano e quindi mi fanno paura».
È una reazione legittima. L’unico antidoto è la conoscenza reciproca, ma è una conoscenza che richiede tempo e fatica, da entrambe le parti.

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La darsena di Ravenna protagonista alla Biennale di Venezia

Nel progetto "Italia Infinita 2075" che immagina una connessione veloce sotto l'Adriatico

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi