mercoledì
15 Ottobre 2025

135 – «Almeno Morigia era stato sincero»

Condividi

Sepolcro Di DanteNel 1780, il Cardinale Luigi Valenti Gonzaga, allora Legato di Romagna, commissionava al conte Camillo Morigia, uno tra i più rinomati architetti della città di Ravenna, la riedificazione del sepolcro di Dante. Posto sopra la porta di accesso e soprattutto sopra l’iscrizione Dantis poetae sepulcrum, lo stemma cardinalizio testimonia la generosità del committente che, a proprie spese, aveva voluto erigere un monumento in onore del Sommo Poeta.
Lungo il corso dei secoli l’opera del Morigia ha suscitato oltre all’ammirazione anche pareri non troppo entusiasti e tra questi non può non essere ricordato quello di Corrado Ricci che nel monumentale volumeL’ultimo rifugio di Dante dava un giudizio non eccessivamente generoso all’opera dell’architetto: «Nell’insieme il tempietto è grazioso, ma non s’accorda con l’austerità del vicino sepolcreto e della vicina chiesa. Anzi, più che del grande e severo poeta dei tre regni d’oltretomba, sembrerebbe il sepolcro di qualche arcade mellifluo e cortigiano e, se si vuole, di Corilla Olimpica, e starebbe meglio in mezzo a un parco, sulla riva di un laghetto solcato dai cigni, fra i mirti e i salici piangenti. Ma noi ci siamo sempre opposti a che si sostituisse con un grande mausoleo (Dio ne scampi e liberi) in stile gotico. Almeno il Morigia era stato sincero: aveva fatta l’arte ch’egli e il suo tempo sentivano».
D’altronde, per Ricci il Morigia «era pe’ suoi tempi un assai buon artista, ma naturalmente accademico sino al fondo dell’anima». .

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La darsena di Ravenna protagonista alla Biennale di Venezia

Nel progetto "Italia Infinita 2075" che immagina una connessione veloce sotto l'Adriatico

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi