Nel 1959, per la rivista «Felix Ravenna», Paolo Lino Zovatto pubblicava un articolo intitolato “Ravenna e il mosaico moderno” in cui proponeva alcune riflessioni sul mosaico contemporaneo a partire dal “Congresso sull’arte del mosaico moderno” e dalla “Mostra dei mosaici moderni”, due eventi che si erano tenuti in quello stesso anno a Ravenna.
Zovatto rievocando il prezioso lavoro di restauro dei mosaici nell’immediato dopoguerra fatto dal Gruppo Mosaicisti, riconosceva in quell’operazione un’esperienza quasi propedeutica per affrontare la realizzazione dei mosaici moderni: «Nel restauro di mosaici, che impreziosiscono le basiliche di Ravenna e che soffrirono per causa di bombardamenti del 1944, le maestranze ravennati compirono un paziente e amoroso lavoro nel cavare il tratto musivo da riparare, nel farne il calco, nel rimettere «religiosamente» le tessere, nel correggere precedenti arbitrari restauri. Dopo questa esperienza e questi contatti, estremamente delicati e proficui, esse si trovavano nelle migliori condizioni spirituali per tradurre in mosaico i cartoni di venti tra i maggiori rappresentanti della pittura contemporanea […]. Una commissione […] fece la scelta di questi artisti, che corrispondono agli antichi «pictores imaginarii», mentre la traduzione in venti pannelli musivi si compì per opera dei mosaicisti ravennati, nuovi «pictores musivarii»: Renato Signorini, Sergio Cicognani, Ines Morigi, Isler Medici, Antonio Rocchi, Libera Musiani, Romolo Papa, Remo Molducci».