Nel 1930 Corrado Ricci dava alle stampe, per l’Istituto Poligrafico dello Stato, il primo fascicolo delle «Tavole storiche dei musaici di Ravenna» dedicato al «Sepolcro di Galla Placidia» al quale avrebbero fatto seguito, nel corso degli anni, altri fascicoli rivolti agli antichi mosaici ravennati. In questo testo iniziale Ricci dedicava alcune parole per raccontare il decennale lavoro sulle superfici musive e per spiegare il valore dell’opera: «Quando, perciò, nel 1898, poco dopo assunta la direzione della Sovrintendenza dei Monumenti di Ravenna, noi provvedemmo ad alzare i ponti nella chiesa di S. Apollinare Nuovo per esaminare da vicino lo stato dei musaici ed assicurarli dov’ erano sollevati o staccati dal muro retrostante e, in tutti i casi, farli ripulire da ogni sorta di lerciume, fu possibile, nel contatto delle tessere stesse, riconoscere le parti restaurate. Ci parve utile allora tenerne conto facendo compiere, sui ponti medesimi e con attenta accuratezza, grandi disegni, nei quali, con tratteggiamento di penna a diversi colori, s’ indicassero possibilmente i vari periodi dei restauri […]. Le tavole riunite in questo fascicolo, e quelle che si pubblicheranno in seguito, non hanno altro scopo che di fornire agli studiosi e alle scuole di storia dell’arte una scorta sicura o quasi, per fondare tranquillamente le loro indagini iconografiche, simboliche, stilistiche ed estetiche […]. Le presenti tavole non debbono esser altro, per gli studiosi, che un tranquillante sussidio».
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