venerdì
01 Agosto 2025

355 – I barbari dell’Ottocento

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355) I BARBARI DELL'OTTOCENTOPiù volte Corrado Ricci si è soffermato a deplorare il lavoro che restauratori poco esperti avevano eseguito sulle superfici musive degli antichi monumenti ravennati di V e VI secolo. Eppure, secondo il suo giudizio, questi «pittoretti» non «intaccarono tanto la parte originale quanto i restauratori che, nel secolo XIX, adoperando veramente le tessere, diedero spesso carattere di stabilità a ciò che di precario avevano fatto in precedenza i pittori. I quali, se anche estesero l’intonaco e il colore al disopra delle tessere circostanti alle falle, anzichè otturare semplicemente e accuratamente queste, ci lasciarono, a buon conto, modo di liberar l’antico da quel colore e da quell’intonaco. Invece ciò che i barbari dell’Ottocento commisero, è stato ed è, quasi sempre, senza rimedio. Essi levarono parti originali di mosaico per dare più vasto collegamento all’opera propria, mentre spesso non fecero per gli aspetti che attenersi alle pitture cancellate da loro stessi ripetendo errori gravi di forma e di sostanza». In particolare, Ricci criticò aspramente l’opera del restauratore romano Felice Kibel e nelle Tavole Storiche dei Mosaici di Ravenna, a proposito del Battistero della Cattedrale, definì «nefasto» il suo intervento iniziato nel 1854: «Cattiva tecnica per gli infelicissimi mastici adoperati, nessun senso d’arte per il disegno meccanicamente preciso in contatto di quello disuguale, vario, geniale degli antichi. E avesse almeno lavorato di pittura come i suoi predecessori!».

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