La scrittrice inglese Vernon Lee, pseudonimo con il quale Violet Paget amava presentarsi al pubblico, ha dedicato a Ravenna particolare attenzione. Nel suo scritto intitolato Ravenna e i suoi fantasmi l’autrice, colpita dal grande numero di sarcofagi antichi presenti nei monumenti e nei musei della città, indugiava nel descrivere Ravenna come una sorta di grande cimitero, «un nido di fantasmi, e poco migliore del camposanto dei secoli». Ovviamente, ricordando alcune delle sepolture più famose come quella dell’imperatrice Galla Placidia, non poteva non ricordarne una altrettanto illustre: la tomba del Sommo Poeta, che nella città degli esarchi aveva trovato il suo “ultimo rifugio”. «Essendoci così tante tombe, i loro occupanti […] giocano una parte importante nei pettegolezzi di Ravenna. […] Anche Dante è sepolto sotto una piccola cupola, all’angolo di una strada, e per molti anni rimase uno strano dubbio sulle sue ossa. Erano state scambiate, rubate, mescolate con quelle di comuni mortali? L’intera faccenda era avvolta nel mistero. Quell’angolo di strada dove giace Dante, un angolo remoto sotto l’ala di una chiesa, assomigliava, finché non fu modernizzato, circondato di grate e riempito di ghirlande e iscrizioni a Mazzini, all’angolo di Dis dove Dante stesso trovò Farinata e Cavalcante. È pieno di tombe di pietra; e, passando al tramonto, ci si potrebbe aspettare di vedere le fiamme sollevare i coperchi, e spuntare i gomiti e le spalle dei seguaci di Epicuro, prigionieri».
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