Scorrendo la letteratura di viaggio tra Ottocento e Novecento ci si accorge che non sono molti i viaggiatori che hanno saputo andare oltre la bellezza dei mosaici, lo scintillio delle tessere e le grandiose architetture delle basiliche bizantine. In pochi hanno saputo gustare i raffinati dettagli che esse custodiscono e tra questi visitatori così attenti non può non essere ricordato Welbore St. Clair Baddeley, letterato e dilettante archeologo inglese. Per lui visitare le chiese di Ravenna ha significato «seguire un semplice filo che lega gioielli e perle di grande valore» e «contemplare, gemma dopo gemma, una collana perfetta».
Riportando le sue impressioni sulla Basilica di San Vitale egli seppe andare oltre ai mosaici per soffermarsi sui meravigliosi capitelli: «abbiamo di nuovo visitato la Basilica circolare di San Vitale, esaminando attentamente i mosaici […] che restituiscono i loro ricchi e misteriosi segreti in continue sorprese di bellezza […]. Poi, sopra, l’ineguagliata varietà dei capitelli bizantini: valgono da soli una settimana di studio. Non esiste un altro luogo in cui uno studioso possa trovare una tale ricchezza di capitelli scolpiti, con l’eccezione di Venezia. I muri e la volta del coro sono ricoperti di mosaico, ed è necessario salire la scala a chiocciola attraverso il piccolo cancello di ferro per coglierne pienamente tutti i singoli soggetti, anche se il loro effetto generale si può forse apprezzare meglio da un altro punto, o due, della basilica».
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