In concorso a Venezia 2025 c’era un film molto atteso che ora potete vedere su Netflix, dopo una breve uscita in sala: Jay Kelly di Noam Baumbach, con protagonista George Clooney, supportato da altri interpreti del calibro di Adam Sandler, Laura Dern e Greta Gerwig. Di Baumbach ricorderete che è stato co-sceneggiatore di Wes Anderson per Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) e Fantastic Mr. Fox (2009); e soprattutto per i suoi film Frances Ha (2012), Giovani si diventa (2014), The Meyerowitz Stories (2017), Storia di un matrimonio (2019) e Rumore BIanco (2022), tratto dal romanzo di Don De Lillo: tutti film in cui a turno compaiono i suoi attori di riferimento Adam Driver, Adam Sandler, e soprattutto Greta Gerwig (sua compagna nella vita), regista del successo planetario Barbie, del quale è stato sceneggiatore.
Siamo a Los Angeles. Jay Kelly (George Clooney) è un famoso attore di cinema. È assistito dal fedele amico manager Ron (Adam Sandler) e dal suo staff personale, tra cui l’addetta stampa Liz (Laura Dern). Jay ha appena passato i 60 anni, è all’apice del successo ed è in forma, anche se i capelli grigi hanno bisogno di qualche ritocco. Ha un divorzio e due figlie grandi, ma la sua famiglia non è molto unita. Ha appena finito le riprese di un film, quando muore all’improvviso l’anziano regista Jim, quello che lo fece esordire e diventare famoso… Al funerale Jay incontra il vecchio compagno di recitazione Tim, che gli scatena ricordi quasi sepolti, e col quale finisce in rissa. Jay entra in crisi di identità, inizia a riflettere sulla sua vita e sulle relazioni con le figlie, con gli amici, con tutti coloro che sono entrati nella sua vita. Molla il film che deve fare, e parte per l’Europa insieme a Ron, rincorrendo la giovane figlia Daisy con la scusa di un premio alla carriera da ritirare in Italia, in Toscana…
Il film inizia con una citazione di Sylvia Plath: “Essere se stessi è una responsabilità infernale. È più facile essere qualcun altro o nessuno”. E infatti il tema dominante è l’identità. Un viaggio dentro i ricordi alla ricerca della propria esistenza, ripensando ogni scelta fatta e ogni sua ripercussione. Una storia che nasce bene, ma che purtroppo alla lunga si trascina senza grossi eventi, supportata quasi esclusivamente dalla eccelsa bravura di tutti gli interpreti. C’è il tema caro a Baumbach delle relazioni disfunzionali e delle paranoie odierne, ma senza scoppi narrativi forti. Un film molto perbene e carino, ma senza rischi. Raramente cito altre recensioni, ma ce n’è una che mi sembra geniale nella sua universalità: “Ci sono tre tipi di film: quello bello; quello brutto; e quello che semplicemente volevamo che fosse migliore. Jay Kelly è un solido esempio della terza categoria.” (David Fear, Rolling Stones US).



