giovedì
28 Agosto 2025
Rubrica Controcinema

L’ultimo Martin Scorsese è sontuoso, con attori giganti: resterà nella storia

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killer of the flower moon

Killers of the Flowers Moon è l’ultima opera del maestro Martin Scorsese. Ed è uno di quei film che rimarranno nella storia del Cinema. Scorsese affronta di nuovo, come già fatto in tanti suoi film, la storia dell’America, partendo da vicende reali. Siamo negli anni ‘20, in Oklahoma. La tribù indiana degli Osage è stata da anni confinata in una zona desolata, quando si scopre all’improvviso che quei terreni sono pieni di petrolio.

Per gli indiani, proprietari di quei territori, l’oro nero è un grande salto dalla miseria e dal razzismo alla ricchezza più sfrenata. Ma dove c’è ricchezza, c’è anche avidità. Gli indiani Osage sono molto ingenui, facendosi circuire e blandire dai bianchi che mirano alle loro ricchezze, tra cui il giovane e semplice Ernest (Leonardo Di Caprio) appena rientrato dalla Grande Guerra, sobillato dal cinico zio William (Robert De Niro) che finge di essere un lungimirante agricoltore amico fraterno degli indiani. Il piano dello zio William per il nipote Ernest è a lungo termine: Ernest dovrà sposare la ricca donna indiana Molly (Lily Gladstone, in una interpretazione eccellente), avere dei figli con lei, ed entrare nella sua famiglia proprietaria di molti giacimenti. Nel frattempo, sono molti i nativi americani Osage che vengono misteriosamente uccisi, e le loro proprietà finiscono sempre per arrivare ad alcuni bianchi. Ernest da un lato è affezionato alla moglie indiana Molly, dall’altro è sopraffatto dallo zio William, dal fratello Byron, e da un sistema di corruzione e crimini, finché due sorelle di Molly muoiono, una per cause naturali, l’altra per un omicidio non risolto…

Killers of the Flowers Moon mette in scena la nascita di una nazione, quella americana, fondata sull’avidità e la cupidigia. I personaggi di Scorsese sono dominati dall’ossessione di conquistare, sfruttare, depredare ogni risorsa e ogni ricchezza senza scrupoli e con ogni mezzo, e dove l’omicidio è la regola come nella cara vecchia frontiera della corsa all’Ovest. Il film di Scorsese sembra il sequel di un film quasi gemello, Il petroliere di Paul Thomas Anderson, ma richiamato nel suo titolo originale There will be blood: cioè ci sarà sangue. La storia americana è un progresso impregnato di sangue, nel quale la ricchezza è stata creata con la violenza e si manterrà sempre e solo con la violenza, e dove la redenzione può esistere solo rinnegando le proprie radici familiari, la propria storia personale e collettiva: altrimenti, e inevitabilmente, ci sarà sempre e solo sangue.

Film meraviglioso e affascinante, con attori giganti, nel quale si sovrappongono tutti i generi più classici del cinema americano (dal western al noir, dal gangster al poliziesco), che racconta il tema più caro a Scorsese: la crudele e feroce antropologia della nazione americana.

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