mercoledì
25 Giugno 2025
Rubrica Controcinema

Il regista di “Parasite” torna con un buon film, ma non un capolavoro

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Mickey 17 Photo1 1Ho visto Mckey 17, il nuovo film del regista coreano Bong Joon-ho, che oramai è assurto al ruolo di maestro del cinema, soprattutto dopo l’exploit con Parasite del 2019 (tanti Oscar, tra cui miglior film straniero), sicuramente il più politico e il più coreano dei suoi film; ma prima ancora con altri grandi film come i due bei noir-thriller Memorie di un assassino (2003) e Madre (2009), e i due blockbuster di fantascienza politica e sociale Snowpiercer (2013) e Okja (2017). E dopo la grottesca satira sociale di Parasite, Bong Joon-ho è tornato alla fantascienza appunto con quest’ultima opera Mickey 17.
In un futuro prossimo, la Terra è sempre meno ospitale, perché sovraffollata e con grandi disastri climatici. Il giovane Mickey (interpretato dal bravissimo Robert Pattinson, il vampiro Edward di Twilight), ragazzo umile e dimesso, e l’amico Timo hanno fatto un investimento fallimentare in un ristorante e hanno perso tutto. Purtroppo hanno chiesto il prestito iniziale alla persona sbagliata, un sadico e potentissimo strozzino che uccide lentamente, sotto tortura, i suoi debitori insolventi. I due devono scappare, il più lontano possibile, possibilmente dalla Terra!

E infatti la fuga migliore è quella di imbarcarsi nella folle avventura di un’astronave che vuole andare a colonizzare il lontano pianeta Niflheim (nome ispirato alla Terra delle Nebbie della mitologia norrena), un viaggio interplanetario capitanato dal politico folle e fallito Kenneth (Mark Ruffalo) e dalla moglie Ylfa (Toni Collette). L’unica chance che Mickey ha per imbarcarsi è però di offrirsi come Sacrificabile: cioè colui che, dentro la nave, dovrà affrontare tutti i compiti più pericolosi e mortali; perché tanto, quando morirà, una rivoluzionaria tecnologia permetterà di replicarlo identico – di ricostruire il suo corpo e la sua persona tramite una sorta di stampante 3D biologica. E nel lungo viaggio verso la terra promessa dal comandante Kenneth, Mickey morirà tante volte, fino a essere appunto Mickey 17. Ma l’ultima volta c’è un problema. Arrivati su Niflheim (un pianeta freddo e gelido e ben lontano dal paradiso), lo credono morto e lo “clonano” in Mickey 18, mentre Mickey 17 invece sopravvive grazie all’aiuto degli Striscianti, gli animali che popolano il pianeta e che Kenneth, sempre più in preda a deliri messianici da telepredicatore millenarista, vorrebbe sterminare. M. 18 è poi molto diverso da M. 17: se 17 è schivo, sensibile, umile, 18 è cattivo, arrabbiato, vendicativo…

Mickey 17 è un buon film che affronta molti temi classici della fantascienza distopica: la critica sociale ai sistemi di potere, il doppio alla Dr Jekyll & Mr. Hyde e le sue aberrazioni nella figura del clone, il rispetto delle civiltà extraterrestri. Tutto buono, ma non memorabile; perché manca un’idea a monte che completi l’amalgama di tutti questi temi già visti e che lo renda un capolavoro originale.

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