Condannati a sei anni di reclusione gli scienziati che facevano parte della commissione Grandi Rischi che si riunì pochi giorni prima del terremoto che ha distrutto l’Aquila.
Si contesta loro di aver dato «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie» sulla pericolosità delle scosse registrate nei sei mesi precedenti al 6 aprile 2009. La riunione fu di pochi minuti e non venne verbalizzata, se non a sisma avvenuto. Piuttosto singolare. Sicuramente da chiarire.
La sentenza è clamorosa, il tema doloroso, il terreno scivoloso. La cautela mi pare doverosa.
Occorre come minimo attendere che vengano depositate le motivazioni.
La cosa che più mi colpisce è la scarsa consapevolezza delle persone e dei mezzi di informazione nel trattare il tema. Sembra che questa sentenza (al di là del merito che ancora non si conosce) appaghi la brama di trovare colpevoli e responsabili per quella tragedia. Una tragedia che, sarebbe bene ricordare, si sarebbe potuta evitare soltanto con adeguate costruzioni antisismiche. E non cercando di aggirare la normativa per risparmiare alcune migliaia di euro. Sicuramente non usando materiali scadenti, sabbia di mare o risparmiando sul ferro delle armature.
In Giappone e California le costruzioni reggono a sismi ben superiori a quello aquilano, si fanno continue esercitazioni antisismiche, si sensibilizza la popolazione, gli esperti vengono consultati continuamente e non per farsi divinare la data del sisma, ma per pianificare strategie.
Non vengono chiamati per gestire l’emergenza, non vengono chiamati quando la terra trema: allora è troppo tardi.
Siamo un Paese che non pianifica, che si sente furbo ad aggirare le norme, che è disposto a credere in chiunque proponga soluzioni facili, certezze assolute e sollevi dalle proprie di responsabilità.
Il grande sconfitto di tutta questa storia rimane il pensiero razionale. Il solco tra scienziati e cittadini si allarga. I primi ritirandosi allarmati, sulla difensiva e preoccupati di esporsi, i secondi pretendendo da loro certezze che nessuno scienziato può fornire.
Il grande sconfitto è il dialogo tra questi due universi che si vogliono distanti e invece dovrebbero compenetrarsi e completarsi a vicenda.
Recuperare la capacità di analisi, di ragionamento e di confronto. Attendersi risposte oneste e non consolatorie. Prendersela con i responsabili delle negligenze, riconoscere quando si è conniventi. Non credere a chi millanta certezze. Pretendere che si attui un piano antisismico diffuso, smettendo di rincorrere le emergenze.
Questo credo dovrebbe avvenire in un Paese civile.
Stiamo andando in direzione opposta.
E la reazione a questa sentenza sta contribuendo ad allargare le distanze.
Io aspetto le motivazioni.