Questa creatura delle tenebre è il titolo del libro che ho appena finito di leggere.
Primo e unico romanzo di Harry Thompson, morto a 45 anni pochi mesi dopo la sua pubblicazione nel 2005, nella prima pagina si legge che il libro “si basa fedelmente su eventi reali che ebbero luogo tra il 1828 e il 1865”. Racconta infatti la vita del capitano di vascello Robert FitzRoy e del suo brigantino, il Beagle, che ha portato attorno al mondo uno sconosciuto seminarista con la passione per le scienze naturali di nome Charles Darwin.
Si tratta di un accurato romanzo storico che ci restituisce il rapporto tra due menti brillanti come furono FitzRoy e Dawin. E’ il primo, giovane ufficiale della marina di Sua Maestà, grande innovatore e mente sopraffina, a richiedere a bordo la presenza di un filosofo-naturalista con cui poter discutere e confrontarsi durante i lunghi anni di rilevazione. FitzRoy crede nell’uguaglianza tra gli uomini, neri e bianchi, e nelle Sacre Scritture. Oltre alla mappatura delle coste del Sud America, nel suo viaggio è alla ricerca di conferme alle sue idee: in particolare cerca segni che confermino il diluvio universale descritto nella Genesi.
Inizialmente i rapporto tra i due è stimolante e creativo, poi si trasforma in conflitto quando le osservazioni portano Darwin a formulare ipotesi del tutto diverse da quelle dell’amico sull’origine delle specie degli animali e sulla loro continua trasformazione ad opera delle condizioni esterne, secondo il principio di “selezione naturale” da lui stesso ipotizzato. Visione questa che si scontra con la tesi “biblica” secondo cui tutte le specie furono create assieme e essenzialmente immutabili.
E’ un susseguirsi di tempeste marine e tempeste intellettuali, in un tempo in cui per essere scienziati occorreva prima essere filosofi e teologi.
E’ una storia di amicizia e incomprensione, ossessione e debolezza, tra chi ha domande e cerca risposte e chi cerca sostegno a risposte che crede di possedere già.
Ortodossia e rigore da una parte, libertà e insoddisfazione dall’altra, si compenetrano, si scontrano e a volte si confondono, in un viaggio condotto sempre sul ciglio del burrone tra religione e scienza, tra certezza e dubbio, senza che emerga mai chiaramente quale dei due sia da considerarsi terra sicura e quale invece abisso.
E’ un libro che tratta un tema, l’evoluzione delle specie, che al di fuori della comunità scientifica ancora viene messo in discussione.
Il titolo del libro viene da un verso di Shakespeare, da La Tempesta, atto V, scena 1: “Questa creatura delle tenebre la riconosco mia”.
Perfetto nel restituire il tormento e l’inquietudine che attraversano il libro.
Questa creatura delle tenebre, di Harry Thompson, ed. Nutrimenti, 2006