Dal carcere si sono dimenticati di raccontare che c’è stata una rivolta

“Spiace comunicare che l’evento di questa sera presso la Casa Circondariale di Ravenna è rinviato a data da destinarsi”. Questo è tutto quello che ha scritto la direttrice del carcere di Ravenna ai giornali locali nella mattinata di ieri, 16 luglio. Per la sera era in programma, dentro alla struttura di via Port’Aurea, un concerto dell’orchestra Cherubini che avrebbe avuto la presenza come spettatore anche del maestro Riccardo Muti. L’iniziativa dimostra la sensibilità della direzione in mano a Carmela De Lorenzo dal 2011: il carcere ha aperto le porte a tante voci esterne con la convinzione che il periodo di detenzione debba essere un momento formativo. Non solo: è un carcere che vuole comunicare verso esterno con trasparenza per evitare ghettizzazioni. Il messaggio è sempre stato: aperti verso l’esterno. Ecco perché sorprende ancora di più che ai giornali sia arrivata una utile riga di comunicato per informare dell’annullamento del concerto, ma non sia arrivata nemmeno mezza parola sui fatti che hanno portato alla cancellazione: una rivolta tra i detenuti scoppiata nella serata del 15 luglio con un principio di incendio, l’intervento di forze dell’ordine e il trasferimento di due detenuti. L’apertura verso l’esterno serve anche – o forse pure di più – quando c’è un principio di rivolta.

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