La green economy non è sempre sostenibile. Succede a Caserma, frazione ravennate delle Ville Unite ai confini con la provincia di Forlì, dove i cittadini sono impauriti e incazzati per le esalazioni puteolenti e malsane di un biodigestore, insediato da alcuni anni a poche centinaia di metri dalle loro case. Hanno firmato una petizione dove chiamano in causa e protestano contro Comune e Provincia di Ravenna, per avere rilasciato la concessione dell’impianto e contro Ausl e Arpa per non averne verificato il buon funzionamento. L’istanza è stata recentemente raccolta dal consigliere di opposizione Alvaro Ancisi che ha elaborato un’interrogazione in proposito al sindaco Matteuucci. L’impianto, di per se ha una sua logica ecologica: introietta schifezze organiche (cacca di pollame, frutta marcia, insilato di mais…) e, come un intestino artificiale, produce biogas ed energia “pulita”, comunque non derivata da combustili fossili. Sarà anche energia “buona“ ma rischia di “avvelenare” la vita degli abitanti vicini. Anche in questo caso la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.
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