Ci sarà chi sciopererà, ci sarà chi simbolicamente si asterrà dal lavoro cinque minuti, ci sarà chi indosserà qualcosa di nero e fucsia e chi alle 18 sarà in piazza del Popolo. Lo slogan “Non una di meno”, ci hanno spiegato, non vuole limitarsi a difendere il diritto a vivere delle donne, ma ad affrontare il tema della violenza che le donne subiscono anche quando, banalmente, non vengono trattate alla pari. C’è chi le chiama “malmostose”, chi aderisce convintamente, chi non riesce a rifuggire una certa retorica, chi magari simpatizza ma nulla più. Resta che il tema “parità di genere” ancora lungi dall’essere raggiunto è quanto mai attuale. E il fatto che ci sia ancora qualcuno a negarlo è la dimostrazione che forse, comunque la si pensi, manifestare non è superfluo. Quello che sarebbe davvero ora che accadesse è che a mettere qualcosa di fucsia, ad astenersi dal lavoro e ad andare in piazza l’8 marzo alle 18 ci fossero anche tanti uomini. Perché essere femministi non è necessariamente cose da donne.
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