Ma quindi si sarebbe potuto fare, andare alle primarie anche per i consiglieri regionali, come hanno fatto nella vicinissima Imola dove hanno pure registrato un boom di affluenza. Qui, a Ravenna, si è preferito di no perché tanto ci sono le preferenze quando vai a votare e quindi le primarie non servono, perché non sono cariche monocratiche. Peccato che di fatto invece lo siano, visto che è noto che i posti a disposizione sono quattro in tutta la provincia per un numero imprecisato di eletti che va da due a tre. Ora le manovre interne al Pd stanno cercando una combinazione perfetta che veda: rappresentanza territoriale, rappresentanza di genere, ex Ds ed ex Margherita in almeno egual numero e, secondariamente, ma solo se possibile, magari anche qualche renziano (balzaniani non contemplati, naturalmente). E i nomi che collimino con gli incastri devono emergere dai circoli e incrociare le due autocandidature del momento. Ma in fondo è giusto così, che scelgano per una volta gli iscritti al partito, quelli che sono rimasti si intende. Davvero, ci deve essere una differenza tra iscritto ed elettore. Il Pd poi deve solo sperare che la differenza non ci sia anche alle urne.
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