Sarà banale ma il vecchio adagio ha ragione: prevenire è meglio che curare. E troppe volte ci siamo ritrovati con danni da riparare lamentandoci che nessuno avesse previsto il pericolo per arrivare preparati. Però esagerare con l’allarmismo preventivo alla lunga potrebbe causare assuefazione e perdere il suo valore. Prendiamo il caso delle allerte meteo. Dopo i disastri e i problemi vissuti in diverse parti d’Italia si è sollevato il coro di accuse per il mancato allarme. E così ora le protezioni civili delle varie regioni non esitano a diramare allarmi. Che le istituzioni locali poi doverosamente riprendono. E i media altrettanto doverosamente diffondono. Perché un cittadino informato è un cittadino più pronto. Se guardiamo a Ravenna gli ultimi allarmi si sono poi rivelati acquazzoni normali. Meglio così, sia chiaro. Ma viene spontaneo chiedersi chi ci sia in cima alla catena della prevenzione? E tra i passaggi dalla cima al cittadino, c’è qualcuno tenuto a fare valutazioni intermedie per evitare inutili allarmismi? Perché alla lunga poi si finisce, anche incosciamente, per dare meno attenzione. Vi ricordate la favola del pastorello che urlava al lupo al lupo quando il lupo non c’era? Un giorno il lupo arrivò per davvero e…
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