Il diluvio secondo Dario Tonani, sapiente e spaventoso

Tonani 31esimo GiornoLa letteratura ha immaginato la fine del mondo centinaia di volte. Spesso anticipando (prevedendo?) quello che potrebbe succedere al pianeta se l’uomo continuerà a consumarlo senza alcun problema di coscienza. Fra i tanti flagelli possibili, quello dell’acqua è uno fra più i utilizzati per spazzare via l’umanità, proprio per il contrasto con l’essenza dell’elemento: l’acqua, che è vita, dà la morte.

Così gli autori hanno recuperato spesso il topos del diluvio universale come punizione divina, presente non solo nella Bibbia, ma anche in altre culture del mondo, dai norreni ai maori. Fino ai classici della fantascienza, da Pioggia senza fine di Ray Bradbury (ma lì il pianeta è Venere) a Deserto d’acqua (Il mondo sommerso) di Ballard.

Il nuovo romanzo di Dario Tonani riduce i tempi del diluvio e dai quaranta biblici ci porta ne Il trentunesimo giorno, con un pianeta fradicio, dopo un mese di piogge ininterrotte che hanno travolto ogni precedente modo di vivere. Ma il terrore non è nella pioggia in sé (il diluvio precede sempre una rinascita), quanto negli effetti che produce. Lo si scoprirà del tutto al ritorno del sereno: fra le nuvole, in cielo, volano centinaia, migliaia di cadaveri, che sono “ascesi” durante il nubifragio e volano fra le nuvole.

Il maestro indiscusso della nuova fantascienza italiana ha accantonato, per un momento, il suo Mondo9 desertico e infetto, per tornare in Italia, a Milano e in Friuli, con un grande romanzo sui cambiamenti climatici, sul riscatto dei perdenti, in parte sulla speranza, che brucia ormai di una fiammella esigua, quasi una semplice candela. I suoi protagonisti sono esemplari; la circense Evelyne, giovanissima e sofferente; Alvaro, emarginato, ladro ed ex tossico, che vuole riscattarsi. Insieme cercano di costruire una nuova vita, diventando per un breve periodo anche “zavorranti”: spazzini del cielo, che tentano di riportare a terra i cadaveri, per dar loro sepoltura e pace.

Ancora una volta Tonani mette al centro le donne (questa volta nel bene e nel male), con una delicatezza e una sapienza rare; e questo mentre costruisce un racconto terribile, inquietante e spaventoso (qualcuno che sa scrivere horror senza splatter, per fortuna, c’è ancora), che porta i lettori a ripensare il proprio modo di vivere. Senza dimenticare l’importanza dell’intrattenimento: quindi fantasia, scrittura affascinante e quasi lisergica, strizzate d’occhio e sassolini gettati nello stagno delle prime pagine, e che espandono i propri centri concentrici fino all’epilogo.

Occhio, quindi, all’uomo in frac e cilindro, al binario 30 del secondo giorno di pioggia. In ogni caso, dopo aver letto il romanzo, non è escluso che venga un brivido, quando in cielo si addensano nubi nere e gonfie.

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