Finalmente si sono riuniti in municipio a Ravenna i partecipanti all’Osservatorio dei prezzi al consumo, annunciato più volte in campagna elettorale e fortemente voluto dal sindaco Alessandro Barattoni. Rappresentanti di associazioni di categoria, sindacati e Camera di Commercio si sono seduti quindi attorno a un tavolo – si legge in un comunicato – ed è emerso, cito testualmente, «che il ’25 testimonia un profilo inflazionistico più sostenuto rispetto allo scorso anno, evidenziando una dinamica dei prezzi che si colloca su livelli complessivamente più elevati e con minore variabilità, e un’inflazione più alta a Ravenna che nel resto d’Italia. Analizzando i dati, spicca il costo particolarmente elevato di prodotti alimentari acquistati al supermercato».
Cavolo, allora è proprio vero: i prezzi a Ravenna sono alti, chi l’avrebbe mai detto.
Si è deciso così di prendere il toro per le corna e i rappresentanti di cui sopra si sono subito messi al lavoro, attorno a quello stesso tavolo, senza tentennamenti.
- «Oggi non si può più andare a mangiare fuori, ti pelano».
- «A chi lo dici, l’altro giorno per una piadina con il salame e una birra ho pagato più di 10 euro».
- «Una volta con 10mila lire mangiavi e ci andavi pure al cinema».
- «Eh va beh, ma il problema è che in Italia gli stipendi sono troppo bassi».
- «E il Governo se ne frega!».
- «Perché non vanno mica a fare la spesa loro».
- «Scusate, mi è venuto un dubbio: ma non è che ci sono pochi supermercati a Ravenna?».
- «Pochi?».
- «Ma sì! Se ce ne fossero di più il prezzo si abbasserebbe, no?»
- «È vero. Forse è solo una percezione, quella che ci sarebbero tanti supermercati».
- «Va bene, d’accordo. E adesso cosa facciamo?»
- «Lo ha pur detto il sindaco: “Ogni tre mesi ci incontreremo per analizzare trend e congiunture su base stagionale e per condividere le strategie migliori”».
- «A posto allora, ci vediamo qua verso Natale».
- «Ok. Spritz?».
- «Certo, offro io».