martedì
24 Giugno 2025

Thriller nel lockdown di Dublino

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Un thriller che intreccia storie, piani temporali, indagine psicologica e che ci riporta dritti nel cuore del lockdown. 56 giorni di Catherine Ryan Howard appena pubblicato da Fazi (nella traduzione di Giuseppe Marano) ha quindi, oltre al grande merito di tenerci incollati alla pagina con una storia colma di suspense, di rovesciamenti di prospettiva, di colpi di scena, quello di ricordarci cosa è stato quel momento della nostra vita globale.

A Dublino vediamo accadere ciò che poco prima era accaduto in Italia, qualcosa avvenuto cinque anni fa e che ha lasciato tracce indelebili e profonde, nonostante l’apparente e relativamente rapido ritorno alla normalità che ne é seguito negli anni successivi. Siamo infatti nel primo lockdown, il più drastico, il più spaventoso, quando la pandemia mieteva vittime e faceva davvero paura e per la prima volta il mondo sembrava fermarsi. Se non fosse che l’abbiamo vissuto tutti appena cinque anni fa, potrebbe sembrare un’ambientazione vagamente distopico-fantascientifica. Dublino si chiude, resta la Tv a mostrare ciò che sta già accadendo in particolare in Italia, e tra le mura di un appartamento di un anonimo complesso residenziale vediamo nascere un amore in una narrazione a ritroso che ricostruisce l’insieme di eventi che porta due reclute della polizia irlandese sul luogo di una morte sospetta, due personaggi a cui ci si affeziona dalla prima riga e con cui si procede per gran parte del libro a tentoni nell’indagine.

I protagonisti sono però altri e hanno voci autonome che raccontano il loro pezzo di storia. Pur nella complessità della trama, e nonostante qualche soluzione talvolta forse un po’ sbrigativa, 56 giorni finisce anche con l’interrogare il lettore, con lo spostare e adattare il confine tra lecito e illecito, giusto e sbagliato, giustizia personale e collettiva e anche per parlarci di amore. Nel silenzio e nell’apparente immobilità di una capitale chiusa per pandemia, l’autrice fa emergere personaggi tridimensionali che sembrano vivere di vita propria. Non a caso, il libro è stato best seller in Irlanda, ha vinto svariati premi, nominato thriller dell’anno da New York Times, Washington Post e Irish Times e pare possa a breve diventare una serie. Niente di meno sorprendente. Peraltro, portando per la prima volta l’autrice in Italia, Fazi prosegue nella ricerca di nuove protagoniste del genere, come già avvenuto di recente con Camilla Sten e Gillian McAllister. Tutti romanzi dove suspense, paura, sorpresa, colpo di scena hanno poco a che fare con l’azione e molto con le pieghe psicologiche dei protagonisti e delle protagoniste senza per questo perdere un grammo di tensione narrativa.

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